Villaggio emigrati, il Comune ricorre
al Tar contro il vincolo: polemica
per l'incarico al senatore Scalia

La piana di Alvito
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Mercoledì 30 Novembre 2016, 19:23
Il Mibact appone il vincolo paesaggistico su una vasta area e il Comune di Alvito presenta ricorso al Tar del Lazio contro il decreto del ministero dei Beni, delle Attività culturali e del Turismo. Sullo sfondo, l’annosa polemica sulla realizzazione del «Villaggio degli emigrati», finanziato con un contributo statale per un importo di oltre quattro milioni di euro e previsto nella piana che si specchia con il centro della Val di Comino. L’ente guidato dal sindaco Duilio Martini, dunque, per opporsi al provvedimento ministeriale davanti al tribunale amministrativo, ha affidato l’incarico legale all’avvocato-senatore del Pd Francesco Scalia. Sull’opera che s’intende costruire, la città-villaggio (un centro polifunzionale con alloggi e servizi per l’ospitalità degli emigrati laziali - progetto definitivo già approvato) su circa 10 ettari di suolo, da tempo è alta l’attenzione del «Comitato cittadino per la difesa della piana - Alvito e il villaggio che non c’è», che si sta battendo contro quel tipo d’intervento in quel luogo e che ha già prospettato soluzioni alternative. Non nuove strutture nella piana, ma impiegare il finanziamento per la riqualificazione e il recupero degli edifici del centro storico da destinare alla stessa finalità. Un piano, dunque, per il Comitato, di minor impatto ambientale e più sostenibile. Una proposta, però, già bocciata a marzo scorso dal Consiglio comunale di Alvito. Poi è arrivato il decreto del segretario regionale del Mibact di «dichiarazione di notevole interesse pubblico del centro storico, del belvedere e terreni antistanti»: in sostanza, un ampliamento del vincolo paesaggistico nella zona della piana, anche per i territori dove è prevista la nascita del «Villaggio degli emigrati», un progetto che risale al 2005 su iniziativa dell’associazione «Laziali nel mondo». Ora il ricorso al Tar del Comune, per chiedere l’annullamento del provvedimento che ha messo sotto tutela il comprensorio, e il nuovo fronte di polemica.
LA POLEMICA
Sarà l’avvocato-senatore Scalia a rappresentare il Comune di Alvito davanti al tribunale amministrativo del Lazio. Ricorso presentato contro il Mibact, il segretariato regionale dello stesso ministero, la Soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio e la Regione Lazio, citando come controinteressato il Comitato cittadino. «Si delinea - scrive il Comitato in una nota - uno scenario per cui: un’Amministrazione, con consenso di quota parte della cittadinanza, porta avanti un ricorso oneroso (17.739,21 euro, spesa ingente per un comune che, come tutte le piccole realtà, è in bilico nei suoi equilibri di bilancio) contro le istituzioni ministeriali e regionali; un Comitato cittadino e una forza di opposizione che reputano gli atti di tutela e salvaguardia paesaggistico-ambientale come un’occasione per la valorizzazione del proprio territorio, come un vero e proprio slancio per un cambiamento di rotta, altro dalle logiche degli ultimi decenni». Poi si mostra polemico con Scalia, «il quale - aggiunge il Comitato - impugnerà un’azione contro un ministro della sua stessa forza politica e del governo che rappresenta, in opposizione a un’azione di un deputato del suo partito (Realacci), ma soprattutto essendo esso stesso primo firmatario del disegno di legge “Disposizioni per il contenimento del consumo di suolo”, che fonda sulla salvaguardia del territorio non urbanizzato i suoi presupposti». Il senatore replica così: «Innanzitutto la mia parcella è di 10mila euro lordi e 5mila netti. Poi il vincolo sull’area è stato apposto per impedire un’opera su cui ci sono già tutte le approvazioni e autorizzazioni e che potrebbe essere già appaltata. Il Piano territoriale paesaggistico della Regione, d’intesa con la Soprintendenza, prevede già in quell’area servizi e una serie di destinazioni, poi è arrivato il vincolo di un’intera piana, su circa 750 ettari. Un colpo per le industrie e le attività produttive. Un conto è ragionare su come si potrebbe fare l’opera, un altro è un provvedimento, quello del vincolo, assolutamente sproporzionato, che andrebbe riconsiderato». Poi aggiunge: «Il mio impegno politico e la mia professione di avvocato? Che c’entra, sono due ruoli diversi. Per fortuna faccio l’avvocato e non vivo di politica. Ma non si può usare l’argomento della politica per toccare il piano professionale»
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