Il pentimento di Sandokan e gli interessi dei Casalesi in Ciociaria

Si riaccendono i riflettori sulle dichiarazioni del cugino Carmine Schiavone alla Commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti

Il neo pentito Francesco Schiavone
di Vincenzo Caramadre
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Mercoledì 3 Aprile 2024, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 09:47

Era l'estate del 2013 (precisamente il 27 agosto), quando Carmine Schiavone (il ministro dell'economia o più semplicemente il cassiere dei casalesi) e cugino del capo indiscusso del boss Sandokan, al secolo Francesco Schiavone, scontato il suo conto con la giustizia, iniziò a parlare, rilasciando interviste televisive. Ma a parlare, dopo qualche mese, furono soprattutto i verbali, desecretati il 31 ottobre 2013, della commissione d'inchiesta sul ciclo dei rifiuti del 1997. Ora, alla luce del recente pentimento proprio di Francesco Schiavone, quelle dichiarazioni tornano di attualità. Di strettissima attualità e l'interrogativo di questi giorni è: nella mole di segreti che potrà svelare Schiavone, cosa dirà in riferimento alla provincia di Frosinone. Il cordone che unisce l'attuale pentimento del capo dei casalesi e la Ciociaria o meglio Cassino e il Cassinate, sono rintracciabili proprio negli atti parlamentari. A pagina 40 di quel documento redatto nella XIII Legislatura, nella seduta del 7 ottobre 1997, l'ex cassiere della camorra, Carmine Schiavone (morto il 22 febbraio 2015), tirò in ballo la provincia di Frosinone e Cassino.

IL VERBALE

A domanda del presidente della Commissione, sui confini territoriali dei vari interessi dei clan risponde, citò Cassino. Ecco il passo dell'audizione.
Il presidente Massimo Scalia, chiese a Schiavone: «Prima ha parlato di un confine a nord per le attività dei casalesi, subentrati ad altre attività, sino a Latina e la provincia di Frosinone?». Schiavone rispose: «Frosinone fa parte ancora del sud. Noi intendiamo Cassino».
Ancora il presidente Scalia: «Quindi anche la provincia di Frosinone». Risposta di Schiavone: «Sì». Ma c'è un altro passo dell'audizione di Carmine Schiavone che potrebbe essere chiarito, specificato, ma anche smentito oggi, da suo cugino, neo pentito ed è legato esplicitamente allo smaltimento illecito dei rifiuti e all'allarme che fu lanciato nel 2013.
«Ricordo riferì Schiavone in una delle ultime interviste - le buche lungo l'A1 quando è stata costruita la terza corsia dell'autostrada Roma Napoli. Lì sono stati interrati i rifiuti». L'allora procuratore di Cassino Mario Mercone, ma anche la Dda avviarono gli opportuni accertamenti per mappare l'interramento dei rifiuti e più in generale gli interessi dei clan, ma non ci sarebbero stati riscontri, forse per la genericità delle dichiarazioni.

LE RELAZIONI

L'Antimafia, al pari della procura di Cassino, tiene costantemente monitorato il territorio dalle possibili infiltrazioni, che, ormai consolidate. Non a caso il fenomeno delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel Lazio meridionale solo poche settimana fa era stato al centro degli interventi nel corso della cerimonia d'insediamento del nuovo presidente del tribunale di Cassino, Lucio Aschettino. E lo stesso tribunale, nel 2012, con la riforma della geografia delle sedi giudiziarie era stato definito "primo presidio di legalità del Lazio in un territorio di frontiere".
Nelle relazioni semestrali della Dia al Parlamento vengono sviscerati numeri, prospettive e contrasto, con specifici interessi dei clan campani e non solo nella provincia di Frosinone.

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