L'azienda in rovina per il morbo della mucca pazza, il tribunale azzera all'imprenditore 7 milioni di debiti

Un imprenditore di Cassino di 50 anni che commercializzava carni ha ottenuto la cancellazione del debito: è incolpevole del fallimento

L'azienda in rovina per il morbo della mucca pazza, il tribunale azzera all'imprenditore 7 milioni di debiti
di Vincenzo Caramadre
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Sabato 23 Settembre 2023, 07:44 - Ultimo aggiornamento: 09:10

Il tracollo della sua azienda che si occupava di macellazione e commercializzazione all'ingrosso di carni, prevalentemente bovine, era iniziato alla fine degli anni 90 con la prima ondata del morbo della mucca pazza ed aveva avuto il definitivo colpo di grazia dopo la seconda ondata dello stesso morbo agli inizi del 2000. Un progressivo e costante allentamento delle vendite che, nel giro di una decina di anni, nonostante gli investimenti e i vari tentativi di rialzarsi, lo hanno portato ad accumulare debiti per oltre 7 milioni di euro. Una sovra-esposizione debitoria di 4,5 milioni di euro con Equitalia e il restante con banche e finanziarie.

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IL CROLLO

Un default che lo ha portato a non avere più beni immobili, ma - consapevole di aver fatto tutto il possibile per salvare la sua azienda - non ha perso fiducia. Ha ricominciato a lavorare come semplice dipendente in un'altra ditta, ma quel fardello debitorio era sempre pronto ad affiorare, così, tramite i suoi avvocati Andrea Coletta e Giovanna Biello, ha avviato la "procedura di esdebitamento", ciò vuol dire la cancellazione del debito, accumulato incolpevolmente e per palese incapacità di farvi fronte. Il tribunale di Cassino, dopo una lunga istruttoria andata avanti per oltre un anno e mezzo, ha accolto l'istanza e il 20 settembre scorso ha emesso il decreto.

Il giudice ha valutato la richiesta degli avvocati Coletta e Biello sotto il duplice profilo: genetico - vale a dire la consapevolezza dell'imprenditore di poter far fronte al del debito nel momento in cui lo ha sottoscritto e quello evolutivo che concerne l'incolpevolezza nella diminuzione del giro di affari connesso al reddito al momento, della presentazione dell'istanza, nel caso di specie nel 2021 che era di 996 euro mensili: di poco superiore alla soglia di povertà che nello stesso anno era stata determinata a 696 euro.

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LA RELAZIONE

La procedura di esdebitamento - ammessa dal codice per una sola volta e se meritevole, il che presuppone che il suo indebitamento non sia frutto di colpa grave, malafede o frode - è stata oggetto di una lunga e dettagliata relazione da parte di un esperto nominato dalla sezione civile procedure concorsuali del tribunale di Cassino. E proprio dalla relazione è emerso che la posizione debitoria dell'uomo, un 50enne del cassinate, ammonta a 7,1 milioni di euro, di cui: euro 729.501,00 nei confronti di MPS Capital Services, euro 404.948,00 nei confronti di Banca MPS; euro 347.839,67 nei confronti di MPSGCB; euro 770.799,00 nei confronti di Trevi Finance; euro 229.594,54 nei confronti di Unicredit, euro 172.974,82 nei confronti di Capitalia Service JV; euro 4.510.558,90 nei confronti di Equitalia (ora Agenzia delle Entrate Riscossione). Lui dal basso delle 969 euro mensili, mai avrebbe potuto ripianare il quadro delle passività. Con l'accoglimento dell'istanza il 50enne ha chiuso il conto con il passato, ma ha l'obbligo di pagare il debito entro quattro anni dalla data di emissione del decreto nel caso in cui sopravvengano utilità rilevanti che consentano il "soddisfacimento dei creditori in misura non inferiore al 10 per cento".
Il giudice ha, inoltre, imposto l'obbligo di depositare con cadenza annuale (entro il 21.9.2024, 21.9.2025, 21.9.2026 e 21.9.2027 a pena di revoca del beneficio), la dichiarazione relativa alle eventuali sopravvenienze.
 

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