Inchiesta a Cassino, da Petrarcone a Rotondo: tutti gli altri politici coinvolti

L'ex sindaco accusato di aver rivelato i contenuti di un interrogatorio, mentre il primo cittadino di Pontecorvo di aver tentato di favorire una ditta

Salvatore Fontana e Giuseppe Golini Petrarcone
di Vincenzo Caramadre e Alberto Sinone
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Sabato 15 Aprile 2023, 09:12 - Ultimo aggiornamento: 22:59

Si allarga l'inchiesta sulla presunta istigazione alla corruzione, al peculato e alla truffa tra Cassino e Pontecorvo. Oltre all'imprenditore ed ex consigliere comunale di Cassino Salvatore Fontana (difeso dagli avvocati Sandro Salera e Paolo Marandola), negli avvisi di conclusione delle indagini preliminari della Procura della Repubblica di Cassino, compaiono anche altri nomi eccellenti del mondo politico e professionale.

Sono 17, in tutto, gli indagati a vario titolo che dovranno rispondere di varie ipotesi di reato.

Tra gli altri, nel fascicolo compaiono i nomi dell'ex sindaco di Cassino Giuseppe Golini Petrarcone (assistito dall'avvocato Alberto Borrea), oggi consigliere comunale di opposizione come il suo collega Massimiliano Mignanelli che allo stesso modo compare tra gli indagati. 

Nomi eccellenti anche a Pontecorvo: le indagini condotte dalla Procura di Cassino vedono il coinvolgimento del sindaco della città fluviale, Anselmo Rotondo, dell'ex consigliere comunale e già candidato sindaco di Pontecorvo Gabriele Tanzi (difeso dall'avvocato Ivan Caserta) e dell'ex capo dell'ufficio tecnico Roberto Di Giorgio. 

LA RICOSTRUZIONE 

Andiamo con ordine. Tutto nasce dalle dichiarazioni rese dal sindaco di Cassino Enzo Salera in consiglio comunale il 20 dicembre 2020. Pochi mesi prima, nel luglio di quello stesso anno era scoppiato il caso del presunto voto di scambio con le dichiarazioni di una donna che era stata candidata nella lista del Pd. Dopo alcuni mesi caldi', il sindaco Enzo Salera in consiglio comunale riferì che c'erano personaggi «che avvicinano consiglieri di maggioranza per convincerli a creare un gruppo autonomo al fine di mettere sotto scacco il sindaco e l`amministrazione».

Da quelle dichiarazioni prendono il via le indagini che vedono coinvolto in primis l'ex consigliere comunale Salvatore Fontana, che dovrà rispondere di istigazione alla corruzione, così come il manager Gianni Argentino e Gabriele Tanzi in quanto avrebbero fatto pressione sul consigliere comunale del Pd Tommaso Marrocco al quale, per l'accusa, avrebbero offerto denaro per chiedergli di attivarsi presso il sindaco di Cassino Enzo Salera per favorire una società, la Hera Luce, operante nel settore dell'efficientamento energetico e minacciandolo di presentare una denuncia nei suoi confronti per voto di scambio sulla scorta di messaggi intercorsi con la signora Valentina Colella, che poi a luglio effettivamente portò alla luce quei messaggi che fecero avviare le indagini sul consigliere comunale del Pd. 

Per le fiamme gialle del gruppo di Cassino del colonnello Papale, coordinante dal pm Alfredo Mattei, si tratterebbe di un disegno ben preciso. Da qui è partito tutto, ma si sono poi sviluppati altri filoni nel corso dell'indagine. Di favoreggiamento personale dovrà rispondere il consigliere comunale Giuseppe Golini Petrarcone, compagno di banco e di partito di Salvatore Fontana fino allo scorso 13 giugno: ascoltato come persona informata sui fatti avrebbe aiutato Fontana ad eludere le investigazioni rivelando l'oggetto e il contenuto delle domande a Bernardo Pirollo (difeso dall'avvocato Giancarlo Corsetti), anche lui finito sotto indagine. 

L'altro consigliere comunale di Cassino, Massimiliano Mignanelli, dovrà invece rispondere di peculato perché avrebbero ottenuto o effettuato la vaccinazione Pfizer durante la pandemia che in quei mesi era riservata solo agli over 80. Di peculato dovranno rispondere anche Lucio Delicato e Gaetano Marrocco che avrebbero in qualche modo agevolato quella vaccinazione. Dice Mignanelli: «Essendo soggetto fragile non potevo fare Astrazeneca, il medico mi disse di fare Phifer e la Asl mi autorizzò». 

C'è infine il capitolo che riguarda Pontecorvo e che vede coinvolto il sindaco Rotondo e l'ex responsabile dell'area tecnica Roberto Di Giorgio, dovranno rispondere di corruzione. Questo filone è scaturito dalle intercettazioni che erano in corso attorno alle presunte pressioni nell'ambito della Città Martire. Per l'accusa, Rotondo e Di Giorgio, avrebbero stretto un patto con l'imprenditore Stefano Amadori, della Hera Luce, società che si era aggiudicata la gestione ventennale degli impianti di pubblica illuminazione, ma come impresa subappaltatrice sarebbe stata indicata la Sa.Ca. di Pontecorvo.

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