Giudice di pace ammazza-multe,
chiusa l'inchiesta a carico
di un ex magistrato ciociaro

Giudice di pace ammazza-multe, chiusa l'inchiesta a carico di un ex magistrato ciociaro
di Marina Mingarelli
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Venerdì 27 Ottobre 2017, 20:16 - Ultimo aggiornamento: 20:21
Chiuse le indagini su un ex giudice di Pace di Anagni, ma originario di Ceccano, indagato per abuso d’ufficio continuato. A breve sarà fissata l’udienza preliminare.
Si tratta di Giovanni Basile di 65 anni che per lungo tempo ha operato ad Anagni. I fatti che lo coinvolgono risalgono agli anni 2011- 2013 quando, secondo gli elementi raccolti dalla procura della Repubblica di Perugia (che, per competenza, indaga sui magistrati ciociari), l’uomo avrebbe accolto ben 102 ricorsi contro sanzioni che riguardavano il codice della strada. Multe che, va detto, erano state comminate in ogni parte del territorio nazionale. Dalla Liguria alla Campania, dal Molise al Lazio. In più di qualche occasione il magistrato avrebbe anche annullato le conseguenti cartelle di Equitalia.
Ma come mai le multe (fatte nei Comuni più disparati) finivano sul tavolo del giudice anagnino?
La spiegazione va ritrovata in una frase che il giudice spesso ripeteva: «Sono qui per difendere il cittadino». In altre parole, la sua interpretazione del codice era particolarmente favorevole al ricorrente e, di conseguenza, annullava le multe più disparate.
In cambio di soldi? Macchè! Lo faceva per una interpretazione, tutta sua, del codice.
In verità i magistrati di Perugia avevano anche ipotizzato che dietro l’annullamento delle multe ci fosse un «ritorno economico» per il giudice. E invece no: Basile non ha mai incassato un centesimo in maniera oscura. Era semplicemente un «paladino dei cittadini».
E di questo modo di interpretare il codice ne erano a conoscenza molti automobilisti di Anagni, ma anche di Ceccano e di Frosinone. Insomma, il passa-parola ha fatto il resto. Così, chi prendeva una multa, subito si rivolgeva al giudice di pace di Anagni.
LA COMPETENZA TERRITORIALE
C’era però il problema della competenza territoriale, perchè se una multa viene comminata a Torino, o a Palermo, è lì che va presentato il ricorso. Ma anche qui Basile «era dalla parte del cittadino». Bastava, infatti, che l’automobilista multato dichiarasse il proprio «domicilio» ad Anagni (magari presso un avvocato o in una via qualsiasi della città) e Basile accettava il ricorso.
In verità proprio lui avrebbe dovuto dichiarare la «incompetenza territoriale», ma poichè (spesso) la controparte (ossia il Comune che aveva elevato la multa) non si presentava, Basile andava avanti ed emetteva il suo giudizio (favorevole all’automobilista). Ecco perchè, secondo il pubblico ministero, Basile avrebbe abusato della propria posizione per favorire quei cittadini sanzionati causando in questo modo un danno economico alle amministrazioni.
Singolare è che tutto era iniziato quando l’indagato era finito sotto accusa a seguito di presunte irregolarità circa la procedura di assegnazione di una casa popolare.
MAI PRESO SOLDI
Ma proprio da quelle indagini, dalle quali, è bene sottolineare, ne era uscito a testa alta dimostrando la sua innocenza, erano state effettuate ulteriori verifiche sul suo operato. I magistrati di Perugia che non avevano tralasciato nulla di intentato, si erano trovati davanti un ricorso contro una contravvenzione stradale che proveniva dalla polizia Municipale di Sperlonga. Ricorso che avrebbe dovuto essere presentato al giudice di Pace di Latina. Invece tale contravvenzione era finita sul tavolo di Basile. Da quel momento erano iniziati i controlli da parte degli investigatori della procura umbra i quali insospettiti dal copioso numeroso di ricorsi “inammissibili” presentati da persone che tra l’altro non risiedevano nel comune di Anagni, avevano voluto vederci chiaro aprendo un’inchiesta.
Nei giorni scorsi è stato notificato a Giovanni Basile, che ha sempre respinto tutto le accuse mosse a suo carico, l’avviso di conclusione indagini. Adesso si dovrà attendere l’udienza preliminare che dovrà essere fissata dal Gip di Perugia. Il magistrato indagato sarà difeso dall’avvocato Filippo Misserville. Spetterà al legale difensore smontare tutto il castello accusatorio costruito nei confronti del suo assistito.
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