Un interrogatorio fiume davanti ai pm che indagano sul delitto di Angelo Vassallo. Undici ore filate (tranne una breve pausa pranzo) per rispondere a domande sulla peggiore notte cilentana - quella del 5 settembre del 2010 -, in cui venne massacrato il sindaco di Acciaroli. Quattordici anni dopo il delitto, la Procura di Salerno fa registrare una nuova mossa, nel corso dell'inchiesta che punta a ricostruire responsabilità e moventi dell'omicidio del sindaco pescatore. Lunedì scorso è stato infatti interrogato il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, comandante provinciale dell'Arma a Frosinone dal 2017 al 2020 a distanza di un anno e mezzo dal decreto di perquisizione che venne spiccato proprio dai pm salernitani nell'estate del 2022. Una possibile svolta, anche alla luce di quanto viene ipotizzato dai pm nell'invito a comparire. Da brividi l'ipotesi battuta dagli inquirenti: Cagnazzo è accusato di concorso in omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dal fine camorristico. Lui, che vanta indiscutibili successi sotto il profilo investigativo proprio contro camorra e clan mafiosi, è stato inserito in un preciso scenario criminale: avrebbe concorso a organizzare l'omicidio di Vassallo, creando i presupposti per un depistaggio costruito a tavolino. Una messa in scena - scrivono gli inquirenti - che serviva a far cadere le accuse del delitto su un pusher di origini brasiliane, che - alla luce anche della prova stub - sarebbe invece risultato estraneo al delitto Vassallo. E non è tutto. L'ufficiale - molto noto in Ciociaria per aver seguito, tra l'altro, la ripresa delle indagini sul delitto di Serena Mollicone - avrebbe anche svolto un ruolo nella fase decisiva del delitto, quella dell'esecuzione materiale.