Consorzio industriale, poltrona che scotta dopo il caso Ruberti. Storia e guai del super ente voluto da De Angelis

Francesco De Angelis
di Pierfederico Pernarella
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Martedì 23 Agosto 2022, 09:07 - Ultimo aggiornamento: 12:48

Albino Ruberti si è dimesso da capo di Gabinetto del Campidoglio, Francesco De Angelis ha ritirato la propria candidatura alla Camera e intanto la Procura ha avviato un'inchiesta. Gli effetti del video della lite del funzionario dem sono stati dirompenti. E per qualcuno siamo solo all'inizio. Dopo le dimissioni di Ruberti, il pezzo da Novanta da colpire resta De Angelis. Il centrodestra cavalca l'onda, ma più pericolosi potrebbero essere gli avversari interni che tramano nell'ombra. Quando Ruberti grida questa volta non tollero più Frosinone, potrebbe forse non parlare a titolo personale.

IL SUPER ENTE

E Pd a Frosinone vuol dire De Angelis. E De Angelis oggi vuol dire Consorzio industriale del Lazio, il super ente economico di cui è presidente. Lui, anche ieri all'Adnkronos, è tornato a respingere le richieste di dimissioni: «Non mi dimetto semplicemente perché non ho fatto nulla. Ero uscito a sedare gli animi, ma io con quella lite non c'entro. C'è un attacco vergognoso costruito sul nulla».
Quanto alle trame interne, De Angelis assicura: «I vertici regionali del Partito democratico mi hanno manifestato la loro solidarietà.

Lo stesso Zingaretti mi ha scritto un messaggio. E Ruberti? Con lui mi sono chiarito il giorno dopo quella brutta cena, è stato lui a chiedere scusa».

Finora la Regione Lazio ha dato sempre piena fiducia a De Angelis. Il Consorzio industriale del Lazio è quasi una sua creatura. L'accorpamento dei cinque enti che gestivano gli altrettanti distretti industriali del Lazio (Frosinone, Cassino, Roma-Latina, Rieti e Sud pontino) è stato tutto a trazione ciociara.
De Angelis è stato scelto come commissario per gestire l'unificazione partita nel 2018. Poi nel settembre 2021 Zingaretti lo ha nominato presidente. Il Consorzio del Lazio è il più grande d'Italia, ha sei sedi. Quella principale si trova a Roma, in via Campo Romano 65, ma la più prestigiosa resta quella di Frosinone, in via Giuseppe Mazzini, un palazzo di pregio di 1300 metri quadri acquistato per circa 2 milioni, compresi lavori di ristrutturazione.

Come direttore generale del Consorzio del Lazio è stato scelto l'ingegnere Claudio Ferracci, ciociaro, che ricopriva lo stesso ruolo nell'Asi di Frosinone. L'ex Consorzio del capoluogo è quello che ha la quota più grande (37%). Tra i soci figurano Comuni, istituti di credito, Camere di Commercio, associazioni imprenditoriali. Il Consorzio è dotato della più totale autonomia gestionale, beneficerà di una importante fetta del fondi del Pnrr. Si occupa della realizzazione di infrastrutture (dalle strade alle telecomunicazioni), della riqualificazione dei siti dismessi e di tutti i servizi consortili, a partire da quello della depurazione.

INCHIESTA SULL'INQUINAMENTO

E proprio dai depuratori sono arrivate le grane più serie per il super ente diretto da De Angelis. In provincia di Frosinone la gestione degli impianti è stata affidata alla AeA, società in house interamente partecipata dal Consorzio. Un passaggio anche questo a suo tempo voluto fortemente da De Angelis. L'obiettivo, con tutta probabilità, era affidare alla stessa AeA la gestione di tutti gli impianti di depurazione del Lazio. Ma è finita male. Se quello era il piano, non è stato possibile perché la società è sotto sequestro dopo le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri per inquinamento ambientale che hanno riguardato i depuratori di Ceccano e Villa Santa Lucia. Impianti vecchi, mai ammodernati, che secondo le accuse avrebbero scaricato nei corsi d'acqua, il Rio Pioppeto e il fiume Sacco, reflui non depurati.

Questo perché, oltre alle strutture inadeguate, le aziende mandavano negli impianti reflui con limiti molto al di sopra del consentito. Secondo le accuse i vertici dell'AeA ne sarebbero stati consapevoli, anzi in alcuni casi (come rivelato dallo stesso ex presidente dell'AeA Riccardo Bianchi mentre parla al telefono con De Angelis, estraneo all'inchiesta) ne avrebbero fatto una questione di soldi prospettando costi più alti se fossero stati violati i parametri.

Dopo il sequestro delle quote della società e degli impianti, il Consorzio industriale, in maniera inconsueta, ha deciso di non presentare alcun ricorso. La AeA quindi resta in mano all'amministratore giudiziario, il commercialista Massimo Barillaro, il quale anche di recente non ha mancato di evidenziare pubblicamente le gravi criticità degli impianti nel gestire i reflui. Servono al più presto interventi urgenti e si attendono le risposte sia della Regione Lazio che del Consorzio per lo stanziamento delle risorse necessarie.
 

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