Nel mondo digitale il concetto di proprietà si è ampiamente smaterializzato. Informazioni e competenze hanno un valore crescente rispetto agli oggetti, il che fa pendere sempre di più la bilancia in favore dei cosiddetti fattori intangibili. In particolare ad assumere un valore crescente sono i dati. Acquisire il controllo dei dati personali (che identificano la persona) e sensibili (che ne descrivono la personalità) si traduce in potere decisionale e in vantaggio economico e porta a conquistare porzioni consistenti di mercato e di sovranità socio-politica.
Al di là dei risvolti commerciali, i dati sono veri e propri frammenti dell’io, particelle di individualità e dunque avere accesso a massicce quantità di dati significa governare le situazioni e orientarne l’evoluzione. Di qui la necessità che la disciplina della circolazione dei dati risulti sempre ispirata al rispetto dei diritti delle persone, in particolare della privacy, mettendo al centro il consenso dell’interessato come base giuridica del trattamento di quei dati.
Nei giorni scorsi il Senato ha dato il via libera a un disegno di legge che apporta modifiche al codice di procedura penale introducendo limitazioni al sequestro degli smartphone e degli altri apparecchi elettronici per ragioni di indagine, nel tentativo di porre fine alla pratica selvaggia di frugare con leggerezza e sfrontatezza in quelle miniere di dati che riassumono la quotidianità delle nostre vite. La riforma, promossa dalla maggioranza di centrodestra, prevede una doppia autorizzazione del gip e non più un decreto motivato del pubblico ministero per potere procedere prima al sequestro dei dispositivi e poi a quello delle eventuali comunicazioni in essi contenuti. La Corte Costituzionale ha peraltro qualificato i messaggi contenuti negli smartphone, nei tablet e nei pc come corrispondenza, la cui libertà e segretezza è tutelata dalla Costituzione in maniera robusta. Si parla infatti di inviolabilità. All’interno dei device non ci sono solo i contatti telefonici, le chat delle applicazioni di messaggistica e le e-mail che servono alle indagini, ma anche le foto, i video della vita privata, i dati sanitari, fiscali, bancari, talvolta anche registrazioni della sfera intima.
L'approvazione di questa riforma legislativa rappresenta un importante passo avanti nel rafforzamento dello Stato di diritto e nella protezione dei diritti fondamentali dei cittadini. La nuova normativa mira a garantire un equilibrio tra l'esigenza di condurre indagini efficaci e il rispetto dei principi costituzionali di legalità, proporzionalità e tutela della privacy, contribuendo così a rafforzare la fiducia dei cittadini nel sistema giudiziario e nello Stato di diritto nel suo complesso. Un prezioso traguardo cui tendere con spirito unitario e senza divisioni.
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