Chi non conosce i tempi della politica e dell’economia fa probabilmente fatica a capire come aprile sia già un mese fondamentale per il bilancio futuro dello Stato. Eppure, già lo scorso martedì 9 aprile, il Consiglio dei ministri ha approvato il Documento di economia e finanza (Def), la pietra su cui strutturare i conti dell’anno e triennio prossimi.
Il momento non è dei migliori: ne risulta quindi un Def più orientato alla difesa dell’esistente, per evitare di vanificare benefici e sacrifici di questi anni, e solo minimamente orientato al futuro. La pandemia, la guerra e l’inflazione, ovviamente, ci hanno messo del loro. Ma come spesso accade nella storia del nostro paese, questa ristrettezza è anche responsabilità nostra. Un po’ per pigrizia, perché chi ha governato dal 2014 al 2020 ha dedicato poco sforzo al risanamento dei conti. E oggi, di fronte alle nuove regole europee di stabilità, arriviamo con l’affanno. Già a partire da quest’anno, infatti, è probabile che il Paese dovrà fare i conti con una procedura di infrazione che ridurrà le possibilità di corso a ulteriore deficit. Questo significa che, per trovare le risorse necessarie a garantire gli obiettivi minimi di questo Def (la decontribuzione e la riforma fiscale), il legislatore, di qui al prossimo dicembre, potrebbe dover mettere mano alla forbice (taglio della spesa) o alla siringa (aumento delle imposte). Oltre alla pigrizia, c’è anche la vicenda del cosiddetto “superbonus” a peggiorare la situazione. I suoi effetti positivi sono stati evidentemente sovrastimanti e i suoi costi, al contrario, sono stati sottostimati.
I numeri sono da pelle d’oca: circa 120 miliardi di detrazioni fiscali maturate in pochi anni, come certificato dall’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile. È l’equivalente finanziario di oltre il 60% del Pnrr, giusto per avere un termine di paragone. E considerando tutti i bonus fiscali edilizi, non solo il superbonus, si supera addirittura il Pnrr: 220 miliardi di costo per lo Stato. Ma come è potuto accadere tutto questo? In attesa che qualcuno, coraggiosamente, voglia provare a fare luce sulla vicenda, anche ricorrendo a una commissione parlamentare ad hoc, assumiamo pure che quella decisione fosse stata presa in assoluta buona fede (e non abbiamo motivi di pensare diversamente). La logica di interventi del genere è quella di stimolare l’attività economica, attraverso, appunto, degli sconti fiscali, così che l’aumento di spesa venga più che compensata da aumento di reddito prima e di gettito fiscale poi.
© RIPRODUZIONE RISERVATA