Mario Ajello
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La proposta/Milano, il ministero e la carenza di progetti politici

di Mario Ajello
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Lunedì 5 Settembre 2022, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 23:02

Ci risiamo. E riecco, in un eterno ritorno dell’uguale, la proposta leghista di spostare i ministeri a Milano. Ora il trasloco toccherebbe a un dicastero che ancora non c’è, ma già Matteo Salvini - subito raggiunto e applaudito dal sindaco milanese e democrat, Giuseppe Sala - lo immagina accanto al Pirellone e alla Madonnina, o magari dalle parti di San Siro. 


La dicitura del futuribile e meneghino centro di governo è questa: Ministero dell’Intelligenza Artificiale. Come se non esistesse già il Ministero dell’Innovazione Digitale nella Capitale, dovrebbe adesso arrivare il doppione, e per di più delocalizzato in una capitale che non è la Capitale dove risiedono tutte le altre sedi di governo che stanno tutte a Roma perché Roma è Roma e sparpagliarle porterebbe confusione e significherebbe non farle comunicare e duqnue impedire loro di lavorare bene. 


E comunque, la boutade del trasloco del ministero inesistente non è stata accolta con un’ovazione dalla platea di Cernobbio, che pure è per lo più nordista. A riprova che in questa fase, più che di trovate così, ci sarebbe bisogno - come sanno tutti - di iniziative più sostanziose. 
E non del revival di quando la Lega, nel 2011, portò alcuni dicasteri nella Villa Reale di Monza (o meglio qualche ufficio distaccato dell’Economia, delle Riforme e della Semplificazione e niente più di alcune scrivanie e bandiere italiane e padane sventolanti alla finestra ma il tutto fu venduto propagandisticamente come devolution e federalismo con tanto di foto di Bossi e di Alberto da Giussano alle pareti insieme a quella del presidente dell’epoca Napolitano) e il gioco durò appena qualche mese prima di interrompersi da sé. 
Ora, più che un ministero a Milano, non servirebbe combattere il caro bollette? Più che alla sede italo-lumbard dell’Intelligenza Artificiale non bisognerebbe pensare a risolvere la crisi del grano, cioè del pane sulla tavola dei cittadini? E non c’è da combattere l’inflazione e il caro vita? 


O pararsi contro l’eventualità di una nuova emergenza sanitaria e dotarsi di un governo stabile e coeso che faccia le cose vere che ci sono da fare nell’interesse generale di tutti gli italiani, del Nord, del Centro e del Sud? 
Suvvia, non servono idee ad effetto in un periodo grave come questo.

Ma piuttosto realismo e senso storico. I ministeri sono sempre stati a Roma e ci stanno bene. La Capitale è una e non si vede il perché le vadano tolti ruolo e centralità. Anzi, ci sarebbe da fare il contrario: portare al più presto a conclusione il percorso legislativo sul rafforzamento dei poteri di Roma, che è nell’interesse della nazione in ogni sua latitudine. 


E del resto, tutti i Paesi moderni incrementano la funzione della propria città-guida, e non esiste motivo per noi di fare diversamente. 
Che la campagna elettorale abbia bisogno sempre di temi nuovi per ravvivarsi è quasi naturale, ma questo di demansionare Roma e d’inventare un ministero meneghino stride con tutto, e distrae in una fase in cui si richiedono invece coesione e concentrazione.

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