Private equity, il 2018 è stato un anno record: operazioni per 10 miliardi

Boom delle operazioni di private equity
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Lunedì 11 Marzo 2019, 17:09
Il 2018 è stato un anno record per il private equity in Italia, con quasi 10 miliardi di euro investiti, il doppio rispetto all'anno precedente. E il numero di operazioni è cresciuto del 15%, attestandosi a quota 359. Lo scorso anno, secondo il rapporto presentato in occasione del convegno annuale dell'Aifi, l'Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt, la raccolta sul mercato nel private equity e venture capital è stata di 3.415 milioni di euro, in calo rispetto ai 6.230 milioni dell'anno precedente, quando furono siglati accordi importanti da alcuni soggetti istituzionali. Prendendo solo in considerazione la raccolta indipendente di soggetti privati, l'ammontare è in crescita a 2.738 milioni, rispetto ai 920 milioni nel 2017. Sempre considerando solo i soggetti privati, per il 2018 la distribuzione della provenienza della raccolta privata è italiana per il 64% e al 36% straniera. Gli operatori che nel 2018 hanno svolto attività di fundraising sul mercato sono stati 32, di cui 28 privati. A livello di fonti il 24% della raccolta deriva da fondi pensione e casse di previdenza, il 15% da investitori individuali e family office e il 14% da banche. «La raccolta realizzata nel 2018 ha visto il closing di oltre 25 operatori. La prima fonte sono state casse e fondi pensione», ha commentato afferma Innocenzo Cipolletta, presidente di Aifi. «Questo è un segnale che aspettavamo da tempo e che può essere un primo passo verso un allineamento europeo con gli investitori internazionali. Il sistema previdenziale è in tutti i Paesi il principale investitore nei fondi di private capital perché danno rendimenti maggiori per chi può investire in tempi relativamente più lunghi. Così facendo il sistema previdenziale investe anche in se stesso poiché promuove l'attività economica del Paese e il lavoro, che è la sola fonte di finanziamento della previdenza». -Le operazioni del 2018 hanno registrato una crescita dell'early stage, sia in termini di numero (172 operazioni, +29%) che di ammontare (324 milioni, +143%), e dell'expansion (+11% con 50 operazioni e 816 milioni di ammonta, +142%).
Sale il numero delle operazioni di buyout (+21%) a 109 deal, con una crescita anche dell'ammontare, pari a 5.242 milioni di euro (+52%). Il segmento delle infrastrutture è stato il secondo per ammontare, con 16 operazioni per 3.041 milioni di euro. Il settore Ict ha primeggiato con il 18% delle operazioni totali, seguito dai beni e servizi industriali, 15%, e dal medicale, 12%. «Il 2018 è stato un anno particolarmente positivo per gli investimenti grazie ad alcune operazioni di dimensioni significative non solo nel segmento buyout ma anche in quello delle infrastrutture», ha spiegato Anna Gervasoni, direttore generale dell'Aifi. «Quest'ultimo in Italia sta ricoprendo un ruolo sempre maggiore nelle operazioni di private capital, anche al netto di large e mega deal il 2018 è un anno record in termini di ammontare. Il venture capital in particolare ha segnato una crescita importante, segnale di un Paese in forte fermento innovativo». Nel 2018, secondo il rapporto, l'ammontare disinvestito al costo di acquisto delle partecipazioni è stato di 2.788 milioni di euro, in diminuzione del 26% rispetto al 2017. Le dismissioni sono state 135, in flessione del 33%. Lo strumento maggiormente utilizzato per i disinvestimenti è la vendita a un altro operatore di private equity, (37% del totale disinvestito per 1.042 milioni) e la vendita a soggetti industriali (33% pari a 44 uscite).
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