Crt, Palenzona si è dimesso: «Non ho potuto governare». La lettera

Bima: (vicepresidente): «Nessuno impartisca lezioni di moralità»

Caterina Bima, vicepresidente fondazione Crt
di Rosario Dimito
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Martedì 23 Aprile 2024, 23:28 - Ultimo aggiornamento: 24 Aprile, 20:32

Fabrizio Palenzona ha gettato la spugna e si è dimesso dalla presidenza della fondazione Crt, terzo ente di origine bancaria. «Se camperemo ne vedremo delle belle, diceva il mio vecchio parroco», ha detto verso mezzogiorno di ieri, con una delle sue tipiche battute, il dirigente d’azienda, politico con esperienza di banchiere, a margine della laurea honoris causa di Fabio Panetta presso l’Università Roma Tre. E infatti di lì a poco la fondazione torinese ha ufficializzato la decisione di fare un passo indietro, del resto inevitabile dopo gli eventi degli ultimi giorni, sfociati nella bocciatura del pacchetto di nomine, varato nella tarda serata di lunedì 22, durante il cda dell’ente, al quale Palenzona ha partecipato in videocall.

L’atto di dimettersi gli ha evitato una mozione di sfiducia che il cda stava organizzando. Adesso Torino esulta e prepara la successione con un torinese doc. «Ho onorato e servito la Fondazione Crt per quasi 30 anni pur non avendo, negli ultimi 25, rivestito alcun ruolo istituzionale». Inizia così la lettera di dimissioni inviata da Palenzona a Luigi Tarricone (presidente del collegio sindacale) e a Maurizio Irrera, vicepresidente vicario di Crt che Il Messaggero è in grado di rivelare. 

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IL J’ACCUSE

«Tutti gli investimenti strategici e le principali scelte che ha fatto della Fondazione Crt la terza per importanza, portano la mia impronta e quella di chi, dal 1995, ha ridato equilibrio territoriale. La responsabilità di custodire un’eredità fatta prima di tutto, di valori ispirati dal solidarismo cristiano e poi di valore patrimoniale, è sempre stata alla base delle nostre scelte».

Inoltre, «se chi è chiamato ad amministrare una fondazione non ha queste profonde e radicate convinzioni e non è disposto a comportarsi in coerenza con questi principi e valori morali, non vi è futuro per le fondazioni bancarie che rischieranno così, sempre di più, di essere o apparire come luoghi autoreferenziali». Palenzona nel momento dell’addio, spiega perchè ha accettato l’incarico gratis («ho rinunciato a qualsiasi emolumento»). Stigmatizza «le bieche speculazioni sulla mia persona e sui miei collaboratori così come sulle importanti operazioni fatte», che rivendica con orgoglio anche se c’è da rilevare che alcuni investimenti come i 22 milioni nel vigneto Enosis (Alessandria) sono finiti nel mirino e che hanno contribuito ad accrescere l’irritazione.

«Non posso tollerare maldicenze e comportamenti opportunistici», scrive l’ex politico della sinistra Dc che passa al contrattacco ora che non ha più nulla da perdere. «Mi riferisco al pessimo spettacolo offerto nei tempi recenti da taluni componenti che hanno cercato di piegare a logiche spartitorie la gestione dell’ente volto all’aiuto filantropico». Palenzona muove contro i «patti occulti tali da creare una fondazione nella fondazione». E si dice stupito del ricorso presentato al Mef». «Ho agito avendo la legalità come stella polare, evitando di insabbiare quanto accaduto». «E’ con grande rammarico che rassegno le dimissioni, quanto accaduto negli ultimi giorni non mi lascia altra scelta. Ringrazio Andrea Varese, spero che il mio gesto possa almeno contribuire a rasserenare gli animi e a favorire un profondo ripensamento nella governance di Crt e nel panorama delle fondazioni».

Al consiglio dell’altro giorno Palenzona si era presentato provando a far rientrare la sfiducia che venerdì scorso era stata fatta al segretario generale Varese, assunto nove mesi fa, da quattro consiglieri sul casus belli del patto occulto: a proprio sostegno, il presidente ha letto un parere dello studio Riverditi associati. 

Palenzona aveva denunciato questo patto al Mef e invece dal Ministero è stato rimbalzato l’esposto inviato ai consiglieri da Varese ed è questo il motivo della sfiducia nei suo confronti da parte di Davide Canavesio, Caterina Bima, Antonello Monti, Anna Maria Di Mascio. Scollegatosi dalla riunione del cda il presidente, il pallino è stato preso da Irrera. «Da quel momento è scomparsa la tensione» dice un membro del cda, e sono state fatte le nomine all’unanimità: in OGR Canavesio, presidente e ad, Bima, vice presidente: in Ream Monti Presidente, Bima vice presidente: in Equiter Canavesio vicepresidente.

Ora Crt sarà guidata dal vicario Irrera e dall’altra vice, notaio Bima. Il 7 maggio il consiglio di indirizzo coopterà il 22° consigliere e a quel punto si potrà eleggere il presidente. «Sarà di Torino», fanno sapere da Comune e Regione «dopo che gli ultimi due erano di Cuneo e Alessandria».

Sulle dimissioni di Palenzona e il futuro della fondazione, è intervenuta Caterina Bima, vicepresidente dell'ente che coadiuverà il vicario Maurizio Irrera in questa fase di interregno, fino a quando il consiglio di indirizzo non sarà prima integrato, il 7 maggio, con il 22° mancante e poi procedere con la nomina del nuovo presidente. «Sono dispiaciuta per le sue dimissioni, ma prendo atto che - come scrive - le ha rassegnate per “contribuire a rasserenare gli animi e a favorire un profondo ripensamento…della governance di Fondazione CRT», dice Bima, notaio. «E’ appunto quello che ci vuole. Quello che più mi dispiace però è che si approfitti di questa circostanza per impartire lezioni di superiorità morale o per tirare in ballo a sproposito l’etica e la legalità.
Bisogna evitare che l’attitudine ai ”patti occulti” induca a sospettare complotti anche là dove, molto più semplicemente, è venuto meno un rapporto di fiducia».

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