«Spero bene per l'Italia che lo si lasci in pace e lavorare. Non vedo alternative» dice a chi gli chiedeva se ai augurasse di vedere Renzi alla guida del paese anche il prossimo anno. «Sono convinto che ce la farà» afferma Marchionne che ha ascoltato l'intervento di Renzi al Council of Foreign Relation di New York. E che si appresta a riceverlo a Detroit, dove gli «farò vedere l'altra parte della Fiat, un pezzo di Made in Italy negli Stati Uniti». «Cercherò di vendergli una macchina» dice sorridendo.
Al premier Marchionne non ha consigli da dispensare: «gli dirò di non arrendersi». Nessun consiglio neanche sul fronte dei rapporti con i sindacati: «Dopo gli ultimi scontri che ha avuto non penso ne abbia bisogno» aggiunge Marchionne, plaudendo alla riforma del mercato del lavoro che «è importante», un segnale. «Dobbiamo alleggerire il sistema» precisa l'amministratore delegato di Fiat e Chrysler.
Il Jobs Act mostra - secondo Marchionne - la volontà di cambiamento di Renzi, che sta incontrando le «maggiori resistenze» sul tema proprio dal «suo partito». Critiche piovono dà più parti soprattutto sull'articolo 18 che «sta creando disagi sociali e disuguaglianze: questa non è giustizia». Il premier ha «un'impresa, compiti enormi da fare. L'Italia è pronta ad accettare la sfida. Ha un coraggio enorme e bisogna dargli spazio per fare» mette in evidenza Marchionne dicendosi d'accordo con Renzi quando dice che l'Italia ha bisogno di una rivoluzione e non un'evoluzione. «Lo capisco benissimo. L'Italia è ferma da anni, c'è bisogno di spaccare gli schemi.
Il paese deve essere ricostruito. Nel mio piccolo io l'ho fatto in Fiat e Chrysler, è stato doloroso e qualche volta non viene capito».