Imprese, maxi taglio delle tasse: dal 2016 giù l’Ires

Imprese, maxi taglio delle tasse: dal 2016 giù l’Ires
di Luca Cifoni
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Martedì 6 Ottobre 2015, 23:08 - Ultimo aggiornamento: 9 Ottobre, 14:39

La voglia di anticipare i tempi è tanta, e il presidente del Consiglio intenderebbe assecondarla, almeno fin dove i vincoli di bilancio lo permettono. La riduzione delle tasse per le imprese era stata promessa per il 2017 ma una parte consistente arriverà prima, già il prossimo anno: l’aliquota Ires oggi al 27,5 per cento scenderà al 24-25 non per solo per le aziende del Sud o quelle medio-piccole ma per tutte. Nelle intenzioni del governo è solo il primo passo di una strategia che comprende un’ulteriore taglio dell’imposta pagata dalle società e una riduzione della base imponibile dell’Irap: l’obiettivo finale è un livello del prelievo al di sotto di quello applicato in Spagna, dove l’aliquota è stata portata quest’anno al 28 per cento e scenderà ulteriormente al 25 dal primo gennaio 2016. L’operazione vale nel complesso 15-17 miliardi, più o meno un punto di Pil, e quindi non può essere affrontata alla leggera, visto che a partire dal 2016 devono essere disinnescate clausole di salvaguardia per circa 16 miliardi di euro: l’impegno finanziario è poi destinato a crescere negli anni successivi.

IL CONFRONTO CON LA UE

I soldi andranno trovati sul terreno non facile dei risparmi di spesa: farlo già con questa manovra è una missione ardua se non impossibile.

Ma l’intenzione di partire subito, e non in modo simbolico, è forte: per dare un segnale al mondo produttivo in un momento in cui la ripresa ha bisogno di consolidarsi, ma anche per mostrare alla commissione europea che la riduzione del prelievo sugli immobili non è il solo piatto forte della legge di Stabilità in preparazione, destinata a passare al vaglio di Bruxelles in particolare per quanto riguarda la concessione di margini di flessibilità.

Dunque una riduzione significativa partirà dall’anno d’imposta 2016. Ogni punto rispetto all’attuale livello del 27,5 per cento costa circa 1,3 miliardi in termini di minor gettito: arrivare al 25 vuol dire impegnare quasi 3 miliardi e mezzo, scendendo fino a 24 ci si avvicina ai 5. Sono importi consistenti, ma per attutirli nell’immediato il ministero dell’Economia potrebbe sfruttare la modalità con cui l’Ires viene pagata, ovvero attraverso un meccanismo di acconto e di saldo.

Così a giugno e a novembre del prossimo anno si verseranno le rate di acconto per il 2016, che potrebbe essere calcolate con la nuova aliquota al 24-25 per cento ma con una percentuale aumentata, anche oltre il livello del 100 per cento, in modo da mantenere sul momento il gettito invariato o comunque solo leggermente ridotto. Le società potranno così contare per i propri bilanci di un significativo calo dell’aliquota, ma i benefici in termini di cassa per i contribuenti (e il corrispondente onere per lo Stato) si manifesteranno in pieno solo nel giugno successivo, al momento del saldo.

L’IRAP COME ADDIZIONALE

Poi nell’anno di imposta 2017 il percorso proseguirà con l’ulteriore taglio dell’aliquota, che potrebbe scendere fino al 20 per cento. Contemporanemente il governo tornerebbe ad occuparsi dell’Irap, imposta la cui aliquota viene spesso sommata a quella dell’Ires anche se in realtà è stata concepita con una base imponibile diversa (questo è il motivo per cui si paga anche quando l’esercizio viene chiuso in perdita). Già lo scorso anno era stata eliminata buona parte della componente costo del lavoro: questa operazione verrebbe completata e sparirebbe anche il prelievo legato agli interessi passivi. A quel punto l’Irap si trasformerà davvero in una sorta di addizionale regionale all’Ires, la cui aliquota del 3,9 per cento si aggiungerebbe al 20 dell’imposta per le società. E l’obiettivo di battere la Spagna nella gara ad attrarre le imprese potrà dirsi raggiunto.

Fin qui le simulazioni tecniche. Ma sul piano politico c’è chi vede un percorso diverso e ancora più accelerato: la tabella di marcia annunciata da Renzi lo scorso luglio dovrebbe essere anticipata di un anno in modo da arrivare già nel 2017 alla riduzione dell’Irpef a beneficio delle famiglie, un’operazione che - dopo quella degli 80 euro - premierebbe soprattutto i redditi medi, fino alla soglia dei 60 mila euro. Il tutto nel presupposto che sia anticipata di un anno anche la scadenza naturale della legislatura e che quindi si torni alle urne proprio nel 2017: almeno i lavoratori dipendenti e i pensionati avrebbero quindi la possibilità di toccare con mano prima del voto, attraverso le minori trattenute mensili, il promesso calo delle tasse.

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