Madia sgombra anche il campo da equivoci: il provvedimento non ha nulla a che fare con l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori anche nel settore pubblico (nel privato è già avvenuto attraverso il Jobs act). Bisogna essere «duri» con i dipendenti pubblici che sbagliano ma l’articolo 18 «non si tocca», dice. Una linea che il ministro ha sempre sposato, sin dal varo del Jobs act, ricordando le peculiarità del lavoro pubblico a partire dalle modalità di accesso (concorso e non chiamata diretta come avviene nel privato).
MAGLIE PIÙ STRETTE
L’annuncio del giro di vite sugli statali truffaldini e fannulloni ha infatti scatenato i fautori dell’estensione del Jobs act anche al settore pubblico (dall’ex ministro Maurizio Sacconi al deputato di Scelta civica, Gianfranco Librandi). Ma in effetti le due cose - furbetti puniti in tempo reale e reintegro sul posto di lavoro nel caso di licenziamento ingiusto e illegittimo - possono anche non essere sovrapponibili: il diritto al reintegro resta se il lavoratore licenziato convince il giudice che il comportamento di cui è accusato non è un reato, o quantomeno non è così grave da non poter essere sanzionato con una sanzione più leggera rispetto al licenziamento. Può succedere? I fatti passati ci hanno insegnato che sì, può succedere. Immagini sfocate, giustificazioni surreali ma che alla prova dei fatti risultano plausibili, avvocati bravi a cogliere ogni piccolo particolare a favore degli assistiti e vizi di forma così da arrivare alla prescrizione. Tutte situazioni che spesso in passato hanno riportato lo statale infedele al suo posto. Le nuove norme, promette il governo, saranno scritte in modo molto più chiaro e con maglie più strette. La possibilità di essere reintegrati nel proprio posto in base all’articolo 18, andrebbe quindi a ridursi sensibilmente.
Molti anche i commenti di chi sostiene che in realtà le norme per il licenziamento in tronco degli statali fannulloni esistono già. A partire da Forza Italia, che ne rivendica la paternità all’ex ministro Renato Brunetta. Renzi - dicono il senatore azzurro Lucio Malan e lo stesso Brunetta - «non si è inventato nulla di nuovo: chi viene colto in flagrante può essere licenziato già ora». Ma, come si è detto, la normativa attuale presenta qualche “buco” nella rete: tra i più rilevanti quello che fa rischiare di dover pagare risarcimenti ingenti di tasca propria ai dirigenti che avviano le procedure di licenziamento contro dipendenti poi reintegrati dal giudice. Un timore che fino ad oggi ha causato l’inerzia in questo campo dei dirigenti. La nuova norma eliminerà la possibilità dei risarcimenti (salvo i casi di dolo o malafede), ma in compenso il dirigente che sa e non agisce contro il dipendente scorretto, sarà a sua volta passibile di sanzioni.
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