Va detto che il taglio da digerire per l’economia italiana è quello più pesante registrato nel rapporto Ocse per tutti i Paesi del G7, in cui fa eccezione solo la Gran Bretagna. La stesso Ocse stima infatti un Pil tedesco in crescita dell’1,5% sia quest’anno (dall’1,9%). Per la Francia la crescita scende dallo 0,9% allo 0,4%. Mentre per l’insieme dell’Eurozona la crescita attesa è ridotta a +0,8% (da +1,2%) e a +1,1% (da +1,7%). Colpa di «alcuni Paesi che fronteggiano ancora sfide strutturali e di bilancio, insieme al peso del debito», dice l’Ocse, a fronte della «ripresa incoraggiante in alcune economie periferiche». Dunque, la crescita nell’area dell’euro dovrebbe rimanere «frenata». Anche perchè oltre alla bassa inflazione Ue, a pesare sull’orizzonte globale ci sono i rischi geopolitici, aumentati dai conflitti in Ucraina e Medio Oriente e dall’incertezza sulla Scozia. Al contrario la ripresa «è solida» negli Usa.
Le preoccupazioni sulla «fragilità» dell’Europa e sulla necessità delle riforme sono condivise anche da S&P che ha forti «dubbi sulla ripresa» Ue. Anche in questo caso, però, l’Italia ne esce peggio degli altri Paesi, visto che S&P ha ritoccato le stime di Francia (a +0,5% da +0,7%) e Olanda (a +0,8% da +1%), lasciando invariate quelle della Germania (+1,8%), Spagna (+1,3%) e Belgio (+1,1%).
Il punto è che l’Italia è visto da S&P come un Paese «bloccato nella recessione» in cui anche il bonus da 80 euro, insieme all’accelerazione del pagamento dei debiti arretrati della Pa avranno un impatto limitato allo 0,1%, contro lo 0,3% previsto. Pesa «il rallentamento dell’export», ma anche «i ritardi nelle riforme strutturali avviate che hanno raffreddato la fiducia di aziende e investitori». E pesa soprattutto la domanda interna, di fatto «congelata», anche per via di retribuzioni quasi ferme.
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