Pensioni, buste pronte: si parte dagli under 40. Boeri: toccheremo quelle alte

Tito Boeri
di Luca Cifoni
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Mercoledì 1 Aprile 2015, 05:49 - Ultimo aggiornamento: 17 Aprile, 11:21

Si parte dai giovani, dagli “under 40”. L'Inps procede con l'operazione destinata a far conoscere ai lavoratori italiani il proprio futuro previdenziale, ovvero la data di pensionamento e il probabile importo del relativo assegno. Dopo le anticipazioni del Messaggero, il presidente Boeri ha delineato e precisato ieri - in un'intervista televisiva a Ballarò su Rai 3 - i contorni del piano “La mia pensione” il cui debutto è fissato tra un mese; piano che poi si svilupperà gradualmente coinvolgendo entro fine anno 10-15 milioni di lavoratori.

Nella stessa giornata Boeri ha fatto una lunga tappa a Palazzo Chigi, dove ha esposto i dettagli dell'iniziativa in corso.

Si parte quindi da maggio, quando sarà attiva un'apposita sezione sul sito Inps. La comunicazione ai cittadini avverrà prevalentemente per via telematica, attraverso il Pin dell'istituto previdenziale. Ma è prevista una quota residuale di utenti che da settembre saranno informati per via cartacea, attraverso la una più tradizionale lettera (analoga alla “busta arancione” utilizzata in Svezia).

SCELTA NON SCONTATA

La condizione minima richiesta per poter ottenere le informazioni è un'anzianità contributiva di almeno cinque anni, in qualunque gestione dell'istituto.

Sulla platea totale di circa 23 milioni di lavoratori che versano contributi, la precedenza sarà data a quelli che hanno meno di 40 anni. Una scelta non ovvia, come fa notare lo stesso Boeri: in realtà sarebbe stato più semplice prendere la strada contraria, ovvero partire da coloro a cui mancano pochi anni per maturare i requisiti di uscita, che hanno quindi una situazione più definita.

Invece, i primi destinatari delle informazioni saranno i lavoratori per i quali esse potrebbero risultare più indigeste, con la prospettiva di un assegno previdenziale futuro piuttosto magro a causa del sistema di calcolo contributivo associato a minori certezze sulla carriera lavorativa futura. Il dato sul quantum non sarà comunque “secco”, in particolare nel caso di accesso via Pin. La procedura informatica chiederà all'utente di fornire a sua volta alcune informazioni, ossia stime sugli anni residui di attività nell'ambito delle regole previdenziali, sulla possibile evoluzione della retribuzione e così via. In base a questi elementi il sistema ipotizzerà la pensione futura. Così i lavoratori più giovani potranno fare valutazioni sulla sua adeguatezza, ed eventualmente decidere se correre ai ripari (potendoselo permettere) anche con fondi pensione o polizze integrative.

Il progetto dell'Inps proseguirà poi con i lavoratori di età fino a 50 anni; dovrebbe in questo modo arrivare a coinvolgere complessivamente 10-15 milioni di persone. Il prossimo anno, in base ai piani dell'istituto, toccherebbe anche ai dipendenti pubblici iscritti alla gestione ex Inpdap. Per loro la ricostruzione del quadro contributivo è più complicata perché i relativi dati vanno verificati e resi compatibili con quelli Inps per il lavoro privato.

L'OBIETTIVO

Boeri ha già spiegato in precedenza, anche nella sua lettera rivolta ai dipendenti in attesa dell'insediamento, che il fine ultimo dell'operazione è la trasparenza nei confronti degli iscritti: far sapere loro quanto c'è nel «salvadanaio di vetro» dei versamernti contributivi, anche per fare in modo che questi non siano più percepiti come una tassa nell'immediato, ma piuttosto come una quota di reddito futuro. Ma funzionerà l'ambiziosa procedura? All'Inps sono abbastanza tranquilli anche sulla base delle due sperimentazioni già portate a termine, alle quali se ne aggiungerà un'ultima a partire proprio da oggi.

Il presidente Boeri è tornato anche sulla questione delle pensioni alte, a volte dette “d'oro”: a suo avviso ce ne sono alcune «non giustificate dai contributi»: ai titolari potrebbe essere chiesto di dare un contributo, da usare per contrastare la povertà nella fascia 55-65 anni.