Lavazza, ricavi record nel 2016 a 1,9 miliardi. «Nel nostro futuro crescita estera e diversificazione»

Lavazza, ricavi record nel 2016 a 1,9 miliardi. «Nel nostro futuro crescita estera e diversificazione»
di Claudia Guasco
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Martedì 16 Maggio 2017, 14:00 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 18:41
Dal nostro inviato
LAVERUNE (FRANCIA) Ogni giorno, nel mondo, si bevono 27 miliardi di tazzine di caffé.
«E' il prodotto del nostro tempo, destinato a crescere. Abbiamo deciso di passare da azienda locale a gruppo mondiale, da produzione familiare a gestione manageriale. Questa scelta ha cambiato molte cose a livello di governance dell'impresa, ma i valori Lavazza sono rimasti gli stessi», afferma il presidente Giuseppe Lavazza. Fondato a Torino nel 1985, di proprietà della famiglia da quattro generazioni, il gruppo è presente in oltre novanta Paesi, esporta il 60% della sua produzione e grazie all'acquisizione di Carte Noire (con stabilimento nei pressi di Monpellier, nel sud della Francia) chiude il 2016 con «un bilancio da record, il migliore della nostra storia», dice il presidente.

3,4 MILIONI DI SACCHI DI CAFFE'
I ricavi ammontano a 1,9 miliardi di euro, in crescita del 29% sull'esercizio precedente, il risultato operativo (ebit) si attesta a 61,7 milioni di euro (+34,1). 
«Il nostro obiettivo è arrivare al 70% della produzione esportata e portare il fatturato oltre i 2,2 miliardi di euro entro il 2020», anticipa l'amministratore delegato Antonio Baravalle. «Il 2017 sarà un anno importantissimo, ci concentreremo sulle acquisizioni fatte, guarderemo a nuovi progetti su mercati chiave per il nostro futuro. Un mix di crescita interna ed esterna, con una focalizzazione su innovazione, qualità e sostenibilità». Il 2016, aggiunge l'ad, è stato «un anno straordinario per il gruppo»: 180 mila tonnellate di caffé lavorato, 3,4 milioni di sacchi di caffé' crudo di 54 qualità diverse acquistati in 15 Paesi del mondo e un marchio cresciuto del 4%, il doppio rispetto al mercato. E poi le acquisizioni di Carte Noir, di Merrild in Danimarca e di Lavazza Australia. Per questo, spiegano i manager, sul fronte dell'utile "il risultato di 82,2 milioni non è comparabile con quello del 2015 che usufruì di una plusvalenza di 822,8 milioni generata dalla cessione della partecipazione in Keurig Green Mountain».
La posizione finanziaria netta è pari a 687,5 milioni, contro gli 1,3 miliardi dell'esercizio precedente.


«RESTIAMO INDIPENDENTI»
Sul mercato italiano, nonostante i consumi di caffè siano scesi per il terzo anno consecutivo, Lavazza ha mantenuto la sua posizione di leadership con una quota del 41%. Importanti investimenti sono stati indirizzati al rinnovamento industriale, alle nuove sedi direzionali a Torino (dove è in fase di realizzazione il quartier generale battezzato "la Nuvola") e in Australia, alle novità prodotto con il lancio anche del liofilizzato. «Sui mercati esteri siamo cresciuti del 30%», precisa l'amministratore delegato, ma la battaglia con la concorrenza è dura. L'anno scorso il consumo totale di caffè, ha raggiunto i 7,7 milioni di tonnellate, anche la Coca Cola entrerà nel mercato. «Nel settore sta succedendo quello che accade con il vino: è prodotto sempre più da intenditori. E cresce il bio che, negli Usa vale il 2% per del mercato e in Canada il 10%», puntualizza Baravalle. E' uno dei segmenti al quale l'azienda sta guardando nell'ambito dei futuri piani di espansione: negli ultimi due anni e mezzo Lavazza ha investito 150 milioni di euro sul fronte industriale. Come sottolinea Giuseppe Lavazza, «nell'attuale scenario non ci sono alternative alla crescita. Nel vortice di fusioni e consolidamenti nel mondo del caffè, Lavazza ha deciso di restare indipendente arricchendo il suo portafoglio e espendendosi». Alcuni pensano che un'azienda familiare sia obsoleta, «ma noi non rischiamo l'estinzione, la famiglia è forte, non temiano le oscillazioni di Borsa e non ragioniamo in termini di trimestri ma a lungo termine, per perseguire i nistri progetti restando fedeli a noi stessi».
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