Arrestato a Cuba, la moglie: «Ho fiducia in lui, mio marito non ha ucciso: sarà assolto»

Il falegname Rolando Di Gregorio da più di un mese in cella. «È provato ma in carcere viene trattato in maniera umana. Confido nella giustizia»

Arrestato a Cuba, la miolie: «Ho fiducia in lui, mio marito non ha ucciso: Rolando sarà assolto»
di Tito Di Persio
4 Minuti di Lettura
Domenica 7 Aprile 2024, 10:46 - Ultimo aggiornamento: 10:47

«Sono convinta che mio marito, una volta processato, sarà assolto per legittima difesa». È quanto afferma Simona Di Gregorio, moglie di Rolando, 56 anni, il falegname di Roseto accusato di aver ucciso l’imprenditore calabrese Francesco Sciammarella, 76 anni, il primo marzo scorso nella città di Las Tunas, a Cuba.
Quando si terrà il processo?
«Stando a quanto mi ha spiegato il console dell’ambasciata all’Avana, secondo la legislazione cubana nei casi di reati violenti è prevista una detenzione di circa 60 giorni, tempo che le forze dell’ordine si prendono per svolgere le indagini».
Che cosa pensa accadrà?
«Mi hanno tranquillizzata, credo che tutto si risolverà nel migliore dei modi. Contrariamente alle voci circolate in precedenza, l’esame dell’autopsia conferma la versione raccontata da mio marito. Anche il suo collega Dino e un poliziotto in pensione hanno confermato questa versione quando sono stati sentiti come testimoni».
Spera che Rolando possa essere rilasciato su cauzione dopo l’appello presentato dall’avvocato il primo aprile?
«Il console mi ha spiegato che la “jefatura della fiscalía” (letteralmente, capo dell’ufficio del pubblico ministero, ndr), un’istituzione della magistratura, ha tempo fino domani per decidere in merito al rilascio su cauzione. In questo caso sono meno fiduciosa, e in qualsiasi caso questa è il secondo ricorso, abbiamo tre istanze a disposizione».
Ha intenzione di andare a Cuba?
«Non posso. Ho tre figli, uno dei quali è ancora minorenne, e uno che sta ancora frequentando la scuola, mentre il terzo lavora. Non posso lasciarli da soli».
Qual è il suo stato d’animo?
«Sono davvero molto provata da questa situazione. Siamo una famiglia semplice, riservata, di lavoratori, non abbiamo mai avuto a che fare con la giustizia, quindi mi sento distrutta».
Ha ricevuto solidarietà da amici e parenti?
«Le mie amiche e le persone del paese si sono unite al mio dolore e alle mie preoccupazioni, mentre gli amici di Rolando, devo essere sincera, sono scomparsi».
Perché ha deciso di parlare solo ora, dopo più di un mese dall’arresto di suo marito?
«Sono una madre che deve proteggere i suoi figli e vuole che possano camminare sempre a testa alta. Ho atteso il momento giusto per capire come sono andate le cose prima di parlare. Adesso che so che mio marito è innocente, ho deciso di dire ciò che penso».
Ha sentito suo marito?
«Sì, l’ho sentito al telefono».
Come sta Rolando?
«Mi ha detto che lo trattano bene, è in una cella da solo e ha un buon rapporto con gli altri detenuti. È stressato, provato e preoccupato, ma viene trattato in maniera umana».
Le ha raccontato cosa è successo quella sera?
«Sì, mi ha detto che Sciammarella qualche settimana prima della rissa gli aveva dato 120.000 pesos, equivalenti a circa 500 euro, per fare lavori di falegnameria per lui. Tuttavia, Rolando è dovuto tornare in Italia per un’urgenza familiare. Dopo qualche giorno del suo ritorno a Las Tunas, il primo marzo, ha incontrato Sciammarella in un ristorante vicino casa sua e gli ha restituito i soldi in pesos, come era stato pagato. Tuttavia, Sciammarella li voleva in euro. A quel punto è andato su tutte le furie, gli ha sferrato tre colpi con il casco, lo ha preso in faccia, lo ha strattonato per la camicia e poi lo ha colpito due volte in faccia con una testata. Rolando, per difendersi, gli ha dato una spinta sul petto. Sciammarella è caduto a terra senza tentare di proteggersi e ha battuto la testa».
Ha intenzione di chiedere aiuto al governo italiano dato che il fratello di suo marito, Giannino, ha scritto a Tajani e alla Meloni?
«Al momento voglio fare quello che mi ha detto il console: avere fiducia nella giustizia cubana e aspettare il processo. Se poi le cose non andranno come spero, deciderò come procedere, magari facendomi consigliare da un avvocato».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA