Il pittore Ciccillo ucciso a colpi di pistola, assolto il vicino: «Non capiva quello che faceva»

Pittore ucciso a colpi di pistola, assolto il vicino: «Non capiva quello che faceva». Nella foto Ciccillo
di Walter Berghella
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Sabato 11 Novembre 2023, 07:45

L’omicida di Ciccillo è stato assolto ieri per l’incapacità di intendere e parzialmente di volere, quindi non imputabile. Questa la decisione della Corte d’Assise per Amleto Petrosemolo, 71 anni, di Lanciano, accusato di omicidio volontario aggravato da futili motivi nei confronti dell’ex imbianchino, artista, pittore e chitarrista Francesco De Florio De Grandis, 72 anni, sempre di Lanciano, noto come Ciccillo.

La decisione è stata presa al termine del dibattimento. La stessa Corte, presidente Giovanni Nappi, giudice a latere Maria Teresa Pesca, più i giudici popolari, ha poi disposto per l’imputato la misura di sicurezza 10 anni da trascorrere in una Rems per essere curato. Alla decisione si è giunti dopo le conclusioni del collegio peritale composto dai professori universitari associati dell’Università La Sapienza di Roma Stefano Ferracuti, Maurizio Marasca e Gabriele Braccini. E’stato lo stesso pm Mirvana Di Serio a chiedere l’assoluzione, a cui si sono associati il difensore Domenico Cianfrone, soddisfatto della sentenza e della richiesta da lui già fatta, e Fabio Palermo patrocinante civile della moglie Licia Liliana Russo, e i figli Carmine e Franco, presenti in aula, e Roberto. 

Nelle conclusioni dei periti Petrosemolo soffre di un disturbo delirante continuo che era già presente all’epoca dei fatti. «Tale quadro clinico - è stato detto - intaccava globalmente la capacità intendere e quella di volere grandemente scemata.

Per la gravità del quadro clinico l’imputato è da ritenersi soggetto socialmente pericoloso con necessità di internamento in Rems e di terapia psicofarmacologica». L’imputato è stato considerato capace processualmente. Per il risarcimento si ricorrerà in sede civile.

Francesco De Grandis è stato ammazzato 13 febbraio 2022, sotto casa, in via Cipollone a Lanciano. Petrosemolo gli ha scaricato alle spalle 13 colpi di pistola, 4 dei quali lo hanno colpito; letale il colpo alla cervicale. Pensava lo perseguitasse. Confiscate inoltre due pistole e munizioni che aveva il giorno del delitto e revoca della custodia in carcere per essere immediatamente trasferito nella Rems. I periti si sono chiesti perché il servizio di igiene mentale non l’ha mai intercettato. Nel 2014 ha avuto la conferma del porto d’ armi senza che nessuno avesse certificato le turbe. «Inequivocabile la sua colpevolezza – dice l’avvocato Palermo. Nessuna decisione avrebbe potuto rendere giustizia alla famiglia e a Francesco. Accettiamo la decisione perchè siamo rispettosi della legge e crediamo nella giustizia».

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