Padre di cinque figli ucciso per la spazzatura: oggi la verità dell'arrestato

Padre di cinque figli arrestato per la spazzatura: oggi la verità dell'arrestato
2 Minuti di Lettura
Lunedì 8 Gennaio 2024, 07:20

Incredulità e sgomento. Tutto per un materasso o un mobiletto lasciato in strada. Tanto valeva la vita di Afsal Hossain Khokan, il 44enne bengalese ammazzato a coltellate giovedì mattina a Pescara in via Gran Sasso, ad un passo dalle auto incolonnate sulla rampa che sale su ponte Flaiano. Aveva cambiato casa da poco, Afsal, arrivato qui su un barcone e che nel suo Paese aveva lasciato moglie e cinque figli cui provvedeva lavorando a migliaia di chilometri di distanza, in una paninoteca-kebab di viale Regina Elena.

«Un ragazzo umile, gran lavoratore» ha raccontato il nipote, Moubarak, che vive a Montesilvano e che l’altra mattina si è precipitato in via Gran Sasso pensando di trovare lo zio ferito ma vivo. «Mi avevano detto che gli era successo qualcosa, mai avrei immaginato di trovarlo ucciso. Non faceva discussioni, mai una lite». Giovedì mattina Afsal si è trovato come il materasso e i mobiletti sotto casa: nel posto sbagliato. Si è ritrovato coinvolto nella lite tra suoi connazionali e un marocchino.

A tirargli i fendenti mortali sarebbe stato proprio quest’ultimo, Brahim Dahbi, 63 anni, che ha affondato il coltello all’addome e al torace, trafiggendogli il cuore.

Coltello da cucina che i carabinieri hanno poi recuperato in casa del presunto omicida, in un mobile. I vestiti sporchi di sangue hanno tradito il marocchino che pure, dopo il fatto, si era mostrato collaborativo con i carabinieri per spiegare l’accaduto. Ma agli investigatori dell’Arma - sul posto il colonnello Barbera, comandante provinciale, e il capitano Giovanni Rolando insieme con il tenente Giuseppe Sicuro, comandante del nucleo investigativo - non sono sfuggite le macchie di sangue sugli abiti che Brahim Dahbi aveva coperto con un’altra maglia.

Il sostituto procuratore Andrea Papalia affiderà al dottor Ildo Polidoro l’incarico per l’autopsia sul corpo della vittima mentre il marocchino finirà oggi sotto interrogatorio per quanto commesso. Un fatto di sangue che segue l’accoltellamento del primo gennaio in via Lago di Capestrano. Per Pescara un brusco risveglio dalla festa per il 2024. Anno che non sembra poi essere tanto nuovo.

© RIPRODUZIONE RISERVATA