l pm Paolo Pompa, nella sua requisitoria, aveva chiesto una condanna a 5 anni di carcere, ma il collegio ha determinato la pena calcolando lo sconto previsto dal ricorso al rito abbreviato e bilanciando la diminuente comportata dalla concessione delle attenuanti generiche con l'aumento di pena generato dal riconoscimento dell'aggravante di avere compiuto il reato all'interno dell'istituto, con abuso dei poteri e violazione dei doveri del pubblico servizio. Per Di Serio, peraltro, i guai non finiscono qui, perché la sentenza prevede anche “l’interdizione perpetua da qualsiasi incarico nelle scuole o in altre strutture, sia pubbliche che private, frequentate prevalentemente da minori, l’interdizione per 5 anni dai pubblici uffici e l’applicazione del divieto di compiere lavori che prevedono contatti abituali con minori per la durata di un anno”. In separata sede, poi, sarà stabilito il risarcimento patrimoniale del danno, con il giudice che ha fissato una provvisionale di 10mila euro a testa in favore dei due ragazzi molestati e di 3mila euro per ogni genitore costituitosi in giudizio. I fatti risalgono ad un periodo compreso tra il 7 febbraio e il 22 marzo del 2018.
Sulla base di quanto ricostruito dall'accusa, nelle ore notturne, all'interno del convitto, l'imputato in più occasioni avrebbe attirato i ragazzi nella sua stanza e, con la scusa di guardare la televisione insieme, avrebbe compiuto gli abusi. Li avrebbe "stretti a sé - si legge nel capo d'imputazione - palpeggiati, baciati sul collo, denudandosi, toccandosi nelle parti intime e mostrando agli studenti i propri genitali". Una volta, nel corso di una serata durante la quale un ragazzo si sentì male, il custode lo avrebbe accompagnato in bagno, tentando un approccio sessuale. Presto le voci giunsero alla dirigenza scolastica, che denunciò tutto ai carabinieri facendo scattare l'inchiesta. Gli investigatori installarono delle telecamere nel convitto e furono sufficienti due giorni per incastrare il custode, che però ha sempre respinto ogni addebito.
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