Roma, violenta la figlia per anni e la obbliga a lavorare. La vittima: «Urlavo per farlo smettere»

I genitori sono a processo. La ragazza, cinese, costretta a non studiare per aiutare nel negozio di famiglia per ore

Roma, violenta la figlia per anni e la obbliga a lavorare a Ponte Milvio. La vittima: «Urlavo per farlo smettere»
di Michela Allegri
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Martedì 23 Gennaio 2024, 06:58 - Ultimo aggiornamento: 1 Febbraio, 19:03

Da quando era solo una bambina le sue giornate trascorrevano tra violenze e insulti: il padre abusava di lei, mentre la madre fingeva di non accorgersi di nulla, e poi i genitori le impedivano di studiare e la obbligavano a trascorrere anche 12 ore di fila dietro il bancone del negozio di famiglia, a Ponte Milvio. Vessazioni che sono proseguite fino a quando la vittima, aiutata da una professoressa, una volta compiuti 18 anni ha deciso di sporgere denuncia e per i genitori, di origini cinesi, che ora sono finiti sul banco degli imputati, è stato disposto il divieto di avvicinamento alla ragazza. «Urlavo con tutta la forza che avevo in corpo, perché speravo che smettesse per il timore di venire scoperto», ha raccontato la studentessa alla professoressa, che ieri è stata sentita in aula.

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I voti

La ragazzina ha raccontato che la madre pretendeva che a scuola i voti fossero sempre altissimi: se la figlia prendeva meno di 10, scattavano le punizioni, molto violente, anche quando la vittima era solo una bambina. Le angherie sarebbero proseguite per quasi cinque anni, fino alla misura emessa nei confronti della madre della ragazza. Secondo i racconti, la testa della ragazzina sarebbe stata immersa in una bacinella di acqua gelata fino a quando le mancava quasi il respiro, le sue mani sarebbero state legate dietro la schiena con un rotolo di nastro adesivo, oppure con uno spago, e lei, immobilizzata, sarebbe stata lasciata seduta su una sedia da sola per ore: le sarebbe stato intimato di riflettere sui suoi comportamenti scorretti. In alcune occasioni all'adolescente sarebbe stato impedito di dormire per due giorni consecutivi, per pensare alle sue presunte mancanze, considerate gravissime. La ragazzina, invece, tra i banchi di scuola era diligente e studiosa, e riusciva a mantenere un rendimento alto nonostante le ore infinite trascorse al lavoro. La madre le avrebbe inflitto comunque punizioni pesantissime giustificandole come reazione a insuccessi scolastici intollerabili e, in realtà, inesistenti.

I lividi

Ad accorgersi della situazione è stata la professoressa di spagnolo. Ha visto i lividi sulle braccia della studentessa e si è accorta che stava vivendo una situazione di profondo disagio. Parlandole, ha scoperto le violenze psicologiche e fisiche e i maltrattamenti «che la facevano sentire inadeguata e sminuita», ha detto la professoressa. La quindicenne le ha raccontato anche delle molestie sessuali: «Andavano avanti da quando era alle medie, aveva lividi sul seno e sul petto». I passi successivi sono stati l'incontro con la psicologa della scuola, la richiesta di aiuto a un centro antiviolenza e la chiamata alla polizia. «Era terrorizzata, diceva di dover scappare di casa», ha aggiunto l'insegnante. Ora la vittima è in una casa famiglia e grazie alla sua determinazione è riuscita a portare a casa un risultato importante: «La cosa più bella ha spiegato la docente è stata vederla ritornare, non a sorridere, perché non sorrideva più, ma ad avere forza e determinazione. Ha fatto un esame di maturità come non avevo mai visto fare ed è riuscita a concludere in modo brillante il percorso scolastico».

Il racconto

La donna ha raccontato di avere chiesto spiegazioni alla ragazzina dopo averla vista esausta al termine dell'ultima giornata estenuante: si era addormentata durante una lezione.

Quando la prof le aveva chiesto cosa le stesse succedendo, lei aveva raccontato in lacrime le umiliazioni e le vessazioni subite. Le aveva mostrato i lividi più recenti: la madre l'aveva colpita con un righello. Prima l'aveva picchiata usando un mestolo da cucina e, in un'altra occasione, con una stampella. «Punizioni agghiaccianti», aveva sottolineato il gip Mara Mattioli disponendo per la donna gli arresti domiciliari per maltrattamenti in famiglia.

La versione della difesa è molto diversa. L'avvocato Massimo Guaitoli, che assiste i genitori della giovane, ha sottolineato che «nel capo di imputazione di maltrattamenti in famiglia si ipotizzano ingiurie e schiaffi, men che mai che il volto sia stato immesso in una bacinella di acqua, nè che le sue mani siano state legate dietro la schiena, nè che le sia stato impedito di dormire per due giorni consecutivi, nè che le siano stati contestati risultati scolastici insufficenti, perchè inesistenti, in quanto, e non si capisce proprio come sia possibile per un alunno vessato da gravi comportamenti altrui penalmente sanzionabili per anni, la Signorina ha avuto sempre ottimi voti».

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