L’illecita attività dei locali venne alla luce nel giugno del 2013, nell’ambito di una più ampia operazione dei carabinieri, che fece scattare 7 arresti e la chiusura di 5 centri massaggi tra Montesilvano e Città Sant’Angelo. Sulla base di quanto ricostruito dagli inquirenti, all’interno dei locali il personale femminile offriva prestazioni sessuali a pagamento, con tariffe che variavano dai 30 euro per un massaggio erotico ai 120 euro per un rapporto completo. Per adescare i clienti si utilizzavano annunci espliciti sul web, ma anche volantini e biglietti da visita che venivano consegnati unicamente a persone di sesso maschile.
L’inchiesta è partita dalla segnalazione di una moglie tradita, la quale aveva inviato il fratello in uno dei falsi centri benessere, proprio allo scopo di verificare i sospetti riguardanti le reali abitudini del marito. Una volta ottenuta la conferma, la donna si è rivolta ai carabinieri. Il pm Paolo Pompa, oltre a ricostruire le responsabilità di Haicha e Youlang nell’avere gestito, favorito e sfruttato l’attività di prostituzione, ha contestato ai due imputati di avere reclutato una donna cinese, “al fine di farle esercitare la prostituzione” nel centro benessere di via Verrotti, “percuotendola con violenti pugni alla testa allo scopo di vincere ogni sua resistenza”. Almeno una parte delle donne, dunque, veniva costretta a fornire prestazioni sessuali contro la propria volontà. Circostanza che per la Procura ha rappresentato un’aggravante, al pari del fatto che lo sfruttamento della prostituzione “è stato espletato nei confronti di più persone”.
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