Mimmo Luzii, morto il teramano che diventò milionario giocando ai cavalli. «Il mio destino? Scialacquare i soldi e avere tante donne»

Dopo una vita da film si è spento all’ospedale di Giulianova per una crisi respiratoria, in seguito ai postumi di un’ischemia.

Teramo, morto Mimmo Luzii: diventò milionario giocando ai cavalli. Una vita da film
di Maurizio Di Biagio
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Giovedì 7 Dicembre 2023, 07:47 - Ultimo aggiornamento: 08:27

Se n’e andato con quel gesto di generosità che lo ha sempre contraddistinto in vita, regalando nei suoi ultimi giorni di vita la sua amata giacca di pelle ad una clochard, quasi un presentimento il suo. Anche questo era anche Domenico Luzii, per tutti Mimmo, dai grossi baffi spioventi, teramano morto a 78 anni, nell’ospedale di Giulianova per una crisi respiratoria, in seguito ai postumi di un’ischemia.

Un uomo dai mille aspetti, conosciuto da molti, sportivo in gioventù, entrato a far parte dell’immaginario collettivo di un’intera città.

Una vita sui generis. Tra il serio ed il faceto, s’auspicava che venisse abolito il lunedì “giorno di grande scoramento e mestizia perché mi accorgo che puntualmente ho perso tutte le scommesse della domenica; il banco, ragazzi, vince sempre: mi raccomando non giocate”. Lo diceva lui che dopo aver incassato svariati milioni di lire, per una tris giocata in un’agenzia ippica, dissipò la somma tra gli ippodromi di Ascot e di Parigi, davanti a Sua Maestà la regina d’Inghilterra e Ideal du Gazeau che tagliava il nastro, il cavallo da corsa francese, una vera e propria leggenda allora. «Tornai a Teramo con la Romanelli e con molti meno milioni ma me l’ero goduta in lungo e largo per l’Europa». Però ebbe tempo di festeggiare con gli amici, al ristorante Beccaceci, dispensando regali.

«Il mio destino era scialacquare i soldi e avere tante donne»

In vita diceva di avere pochi rimpianti perché «ognuno di noi alla nascita ha il suo destino, quello mio era di scialacquare i soldi ed avere tante donne». Mimmo era anche la mente e voce pruriginosa di un paesone come il nostro dove tutto si vede e tutto si racconta: non gli sfugge nulla tra coloro che si stirano tra il Corso e la piazza e i pettegolezzi, quelli che invecchiando diventando miti, corrono sulle teste di ciascuno a casaccio, senza veli e rispetti. Era anche memoria storica della città. In passato è stato atleta ed ebbe le sue soddisfazioni: nel ’69 conquistò il titolo regionale del salto triplo e a soli 15 anni era già campione allievi d’Abruzzo. Nel ’68 ottenne il titolo nazionale con le Fiamme gialle: lasciò tutto a 31 anni. A Roma, con le Fiamme Gialle gareggiava assieme a Erminio Azzaro, compagno di stanza, e Adriano Buffon, padre di Gigi il portierone della nazionale e dei bianconeri. Raccontava di essersi salvato per miracolo quando con la sua Zagato nera volò dal ponte per via del ghiaccio: «Credo in San Gabriele e basta» disse. Mimmo era solito soffermarsi a rimirare lo sciabordio degli uomini in piazza: «Si muovono come tanti pinguini su un’isola di ghiaccio, chiacchierano di donne e di auto, di calcio e di pettegolezzi». Lascia la moglie Sonia, i figli Veronica, Mario e Andrea.

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