Anfore romane nel giardino, indagato ex pescatore di 94 anni. «Non sapevo che avessero valore»

Berardo Racinelli lo ha saputo dai carabinieri alle 10 di mattina mentre si trovava nella sua abitazione. Alla porta c’erano i militari della Tutela Patrimonio culturale, nucleo dell’Aquila

Anfore romane nel giardino, indagato ex pescatore di 94 anni. «Non sapevo che avessero valore»
di Francesco Marcozzi
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Domenica 17 Marzo 2024, 08:34 - Ultimo aggiornamento: 18 Marzo, 16:43

Indagato all’età di 94 anni e invitato a nominare un avvocato difensore. Berardo Racinelli lo ha saputo dai carabinieri alle 10 di mattina mentre si trovava nella sua abitazione di Giulianova, in provincia di Teramo. Alla porta c’erano i militari della Tutela Patrimonio culturale, nucleo dell’Aquila. «Ma che potranno volere da me?» si è domandato l’anziano. Erano comunicazioni giudiziarie, frutto di un procedimento che lo ha portato a essere indagato «perché al fine di procurare a se o agli altri un profitto, acquista, riceve o occulta beni culturali provenienti da un qualsiasi delitto, nello specifico due anfore biansate (munite di due anse o manici, ndr) di epoca romana custodite all’interno della propria abitazione» è scritto nei documenti. Reato scoperto il 13 settembre dello scorso anno.

Il caso

Racinelli ha appreso così del fascicolo, aperto presso la procura di Teramo, titolare la pm Greta Aloisi, che si avvia verso un processo penale. Di qui, la nomina obbligata di un legale di fiducia per procedere con la difesa e gli adempimenti di legge. Racinelli afferma un po’ confuso: «Non sapevo cosa dire, che fare». Allora gli è stato assegnato un difensore d’ufficio, l’avvocato Nicola Rago di Alba Adriatica. Al centro della vicenda, dunque, ci sono due anfore romane.

Racinelli è stato per una vita pescatore e soprattutto motorista ed è stato alla guida di numerosi pescherecci negli anni Sessanta e Settanta tra cui il “Castrum”. «Ricordo - racconta il pescatore in pensione - che un volta pescammo una decina di queste anfore, circa quarant’anni fa, e non sapevamo assolutamente che potessero avere un valore. A noi, gente di mare che lavora per portare il pesce a terra, nei mercati, quelle anfore ci sembrarono all’inizio un fastidio. Ma le issammo a bordo e le recuperammo, poi ce le dividemmo tra noi. Io ne ho due e, da quando le ho avute, le ho sistemate davanti alla mia abitazione, in via Galvani, e sono visibili da tutti. Non ho mai pensato di nasconderle».

«Ricordo che già un’altra volta vennero i carabinieri, anch’essi con tanto di mandato e volevano portare vie le anfore. Io le ho sistemate in un basamento di ferro, dal quale non si possono più staccare perché potrebbero rompersi e le lasciarono lì» racconta Racinelli, mostra il verbale del Nucleo carabinieri aquilano che riferisce: «Le anfore vengono sequestrate in quanto di verosimile natura archeologica detenute senza alcun titolo autorizzativo, ritenute di interesse archeologico e di proprietà statale. Le due anfore risultano inamovibili sia dai supporti metallici sia dalla pavimentazione a terra alla quale i treppiedi che le contengono risultano ancorati». E così, come prevede la legge, ora Berardo Racinelli ne è diventato il custode e dovrà mostrarle a ogni controllo sempre in attesa di comparire in tribunale in sede di udienza preliminare, come annunciato sui documenti che gli sono stati notificati.
 

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