67P, quel “bacio” di miliardi di anni fa che ha fuso due comete

La cometa la cometa 67P / Churyumov-Gerasimenko comparata con Roma
di Enzo Vitale
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Lunedì 28 Settembre 2015, 17:51 - Ultimo aggiornamento: 1 Ottobre, 04:37
Sono entrate in collisione alcuni miliardi di anni fa nel Sistema solare primordiale, e da allora fuse insieme, hanno dato origine al caratteristico nucleo della cometa 67P/ Churyumov – Gerasimenko. Un'altra sensazionale scoperta scientifica arriva oggi dopo l'eclissi di Luna e le ultime rivelazioni fatte dal satellite americano Mro (Mars Reconnaissance Orbiter) circa la possibilità della presenza dell'acqua su Marte.



LO STUDIO ITALIANO

A capire che la cometa non è una ma bensì due, è stato lo studio guidato da Matteo Massironi, ricercatore dell’Università di Padova e associato INAF (Istituto nazionale di astrofisica), pubblicato nell’ultimo numero di Nature.



L'INCONTRO A NANTES

«La ricerca è stata presentata oggi a Nantes, in Francia, nel corso di un incontro con i media durante il Congresso Europeo di Scienze Planetarie.

«Nel team internazionale che ha condotto le indagini -si legge in una nota dell'Inaf-, realizzate grazie alle riprese della camera OSIRIS a bordo della sonda dell’ESA Rosetta, anche gli astronomi INAF Gabriele Cremonese e Marco Fulle».





LO STUDIO DELLE IMMAGINI

«Gli scienziati -continua il documento dell'Istitto nazionale di Astrofisica-, grazie all’analisi delle immagini ad alta risoluzione della cometa scattate da Rosetta tra il 6 agosto 2014 e 17 marzo 2015, che mettono in evidenza in varie zone la conformazione della struttura degli strati più interni del nucleo, hanno dimostrato che la forma attuale di 67P si è originata dall’urto a bassa velocità tra due distinti nuclei cometari».



L'OSSERVATORIO DI PADOVA

Massironi e i suoi colleghi sono giunti a queste conclusioni dopo aver identificato e analizzato oltre 100 terrazze (strutture geologiche pianeggianti) sulla superficie della cometa e strati paralleli di materiale ben visibile lungo pareti di roccia esposta, presenti su fianchi scoscesi e cavità della frastagliata superficie del corpo celeste. Un modello tridimensionale elaborato al computer, realizzato presso l’INAF-Osservatorio Astronomico di Padova, è stato quindi utilizzato per determinare le inclinazioni che mostrano questi strati e capire come si estendono anche nel sottosuolo.





IL SIGNIFICATO DELLA SCOPERTA

«Il nostro studio ha una notevole importanza dal punto scientifico sull’origine della cometa 67P e, molto probabilmente, in generale sull’origine delle comete, ma rappresenta anche un piccolo successo del nostro gruppo all’Osservatorio Astronomico di Padova dell’INAF» sottolinea Gabriele Cremonese. «Infatti l'intuizione di Matteo Massironi, grazie alla sua esperienza come geologo, è stata supportata e coadiuvata da alcuni modelli messi a punto nel nostro gruppo (Modeling and Analysis of Planetary Surfaces). A mio avviso è una bellissima dimostrazione di quanto in questi ambiti sia importante un gruppo di ricerca interdisciplinare: i primi quattro autori dell’articolo sono un geologo, un ingegnere in telecomunicazioni, un fisico e un astronomo!».
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