Natale, tempo di cartoni animati, di indimenticabili favole della Disney, degli effetti speciali della Dreamworks, di favole piene di amore e di gioia per grandi e piccini.
Amore e gioia? Ne siete proprio sicuri? Secondo uno studio pubblicato pochi giorni fa dalla London’s Global University (UCL) e dall’Università di Ottawa – e apparso nel numero di Natale della rivista BMJ (British Medical Journal) per la sezione media studies - i protagonisti dei cartoni animati più famosi hanno più del doppio della possibilità di rimanere uccisi rispetto ai loro simili nei film definiti per adulti e spesso vietati, per i loro contenuti, ai giovanissimi.
Insomma i cartoni animati uccidono.
Uccidono i loro protagonisti e, soprattutto, i loro parenti più stretti.
Anzi prendendo in considerazione un periodo compreso tra il 1937 (anno di uscita di Biancaneve) e il 2013 (Frozen) e comparando le sorti dei protagonisti dei film per bambini, con una selezione dei “vietati ai minori” con trame horror/thriller, i dati evidenziati nella ricerca ci dicono che un protagonista di questi ultimi ha più del 2.7% di possibilità di non essere ucciso entro la fine della pellicola.
Se non ci credete ripensate agli spari e ai ferimenti in Bambi, Peter Pan e Pocahontas, alle coltellate sferrate nella Bella Addormentata nel Bosco e ne La Sirenetta. O ancora agli attacchi da parte di animali in Bug’s Lige, nei Croods, in Dragon Trainer, in Alla Ricerca di Nemo e in Tarzan. La morte, la minaccia fisica, la sofferenza sono ovunque nei film a cartoni animati e provocano dolore. Nei bambini di oggi e in quelli che lo sono stati. Ciò avviene anche quando sono temporanee come in Biancaneve che, in molte delle sue parti, riecheggia film dell’orrore vecchi e nuovi.
La mamma di Nemo è divorata da un barracuda dopo appena 4 minuti e tre secondi dall’inizio del film. I genitori di Tarzan sono uccisi da un leopardo dopo 4 minuti e 8 secondi.
Secondo gli studiosi l’esposizione dei bambini a questo tipo di narrazione visiva può spaventarli e provocare effetti anche di lunga durata, soprattutto quando i piccoli non sono preparati ad affrontare questi temi. La morte, infatti, non può entrare nelle vite dei bambini senza l’ausilio di un adulto e la costruzione di metafore che li aiutino a comprendere quanto avviene sullo schermo, come ribadiscono gli studiosi canadesi e britannici.
Se state pensando di lasciare i vostri figli a guardare da soli Disney Channel o Sky Family con le loro imperdibili programmazioni natalizie, forse dovreste fermarvi un attimo e riflettere sul perché, ancora oggi, chiudete gli occhi quando il cacciatore spara alla mamma di Bambi.