festa al Circo Massimo
@ElioLanutti
Dategielo il Circo Massimo. Guai a negarglielo. Perché Beppe Grillo, da grande animale di spettacolo qual é, potrebbe usarlo al meglio.
Regalandoci, e regalandosi, una sorpresa magnifica, un contropiede comunicativo eccezionale che surclasserebbe qualsiasi precedente esibizione del leader pentastelluto. E potrebbe fare impallidire, in un istante, anni e anni di tirate retoriche sul suo blog, di chiacchiere anti-casta, di noiose diatribe da politicante-antipoliticante, di rituali denunce apocalittiche del tipo molto grillino riassumibili in una: siamo tutti nel baratro. Dovrebbe, Grillo, occupare insomma il palco del Circo Massimo non per il solito comizio trito e ritrito, e pieno di parolacce contro i colleghi politici e gonfio di rabbia contro tutto e contro tutti. Il vero colpaccio a sorpresa sarebbe, per lui, per noi, che Beppe si mettesse a cantare, nel luogo maestoso e stupendo del recente concerto dei Rolling Stones tra i ruderi della Roma imperiale, le canzoni di Jagger e Richard. Mimando gli assoli di chitarra di Ron Wood e le bacchettate sul rullante del simpaticissimo Charlie Watts.
Potrebbe perfino, con la sua bravura non offuscata dalla zoppicante carriera di politico, far rivivere sul palco la figura e il caschetto biondo dell’indimenticabile Brian Jones. Rifaccia i Rolling (o Nonning, data l'etá, che é più o meno la sua) Stones. E canti, il divo Beppe, in un mix di inglese e genovese, e con la partecipazione di Casaleggio che ha look da popstar, “It’s only rock and roll but I like it”. Meglio così piuttosto che sentirgli gridare, per la miliardesima volta, “vaffa!”.
mario.ajello@ilmessaggero.it