Furti, violenze ma anche usura: la metà dei negozianti di Roma ha paura

Furti, violenze ma anche usura: la metà dei negozianti di Roma ha paura
di Camilla Mozzetti
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Giovedì 27 Novembre 2014, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 28 Novembre, 08:27
Si sentono poco sicuri, vittime di furti, taccheggi, atti vandalici. Soggetti alle estorsioni e a fenomeni di usura con le forze dell'ordine che non bastano a sorvegliare l'intera città. Non è ancora un'emergenza conclamata ma il monito lanciato ieri dalla Confcommercio Roma fotografa una situazione pronta a esplodere. I negozianti, i piccoli imprenditori, quelli che tirano avanti la propria attività registrando fatturati in perdita, con gli istituti di credito che hanno smesso di concedere prestiti, puntano il dito contro la scarsa sicurezza della Capitale. Per il 52,7% delle 400 imprese intervistate gli atti di microcriminalità - compiuti per lo più da malviventi occasionali - quali furti e rapine, sono aumentati in solo due anni. E le categorie più coinvolte, che hanno accusato maggiormente l'escalation dei fenomeni, sono i pubblici esercizi, come bar, ristoranti, locali d'intrattenimento. Il 53,6% di loro accusa una crescita dei crimini e lo stesso fanno gli albergatori (57,9%), i tabaccai (56,8%) ma soprattutto le imprese del commercio alimentare (60%).

L'USURA

Non solo, perché a questo si aggiungono i dati sulla percezione e le vittime di usura ed estorsione. Il 4% delle imprese intervistate ha dichiarato esplicitamente di aver fatto ricorso agli usurai con tassi di rientro il più delle volte eccedenti il 40% della cifra prestata. Il 9% delle attività imprenditoriali, concentrate non solo nel Centro di Roma ma anche nei quartieri periferici, ha ricevuto personalmente minacce fisiche o intimidazioni compiute per il 50% attraverso il danneggiamento dei locali, per il 46,3% con pressioni psicologiche e per il 7,4% attraverso violenza fisica. Molti di loro hanno dovuto acquistare, di tasca propria, con un'incidenza che supera il 10% sui fatturati annui, dispositivi di sorveglianza, quali telecamere o vetrine corazzate. «Una tassa occulta che toglie ossigeno agli investimenti - commenta il presidente della Confcommercio Roma, Rosario Cerra - per una necessità di protezione che dovrebbe essere garantita dalle sole autorità».



LA PREFETTURA

A questo, il viceprefetto di Roma, Ferdinando Santoriello, ha risposto argomentando diversi fenomeni che nel tempo hanno pesato sui compiti delle forze dell'ordine. «A Roma dal 2007 al 2013, è aumentata la popolazione residente di 330mila unità ma a questo non si è accompagnato un aumento dell'occupazione, ferma invece a un milione 679mila lavoratori. Le forze in servizio sono rimaste le stesse». Gioco forza, gli episodi criminali sono aumentati del 2,9% rispetto alla media nazionale. E il problema dell'assenza di un controllo capillare del territorio deriva da una riduzione dei finanziamenti. Le casse del Viminale sono a secco e si è chiesto perfino l'intervento del dicastero dell'Economia perché gli agenti in servizio «pur cercando di svolgere al meglio il proprio lavoro, non bastano in quanto impegnati, ad esempio, quasi quotidianamente nelle manifestazioni che ci sono in città». Per il 27% degli imprenditori manca il poliziotto di quartiere. Un'assenza che si fa sentire soprattutto in periferia, dove il rapporto tra agenti e abitanti è di 1 a 2.500. Su questo la Prefettura sta lavorando a un progetto condiviso con ministero dell'Interno e Comune per incrementare i presìdi territoriali nelle periferie attraverso un progetto a medio-lungo termine che porterà alla riconversione, già nel 2015, di 5 stabili. Sul tavolo anche un secondo progetto integrato di videosorveglianza tra aziende e Questura, che permetterà alle imprese dotate di sistemi di vigilanza di essere in contatto 24 ore 24 con la sala operativa, bypassando le telefonate per la richiesta d'intervento immediato da parte delle autorità.