Un lavoro durato dodici anni, che ha «salvato» un patrimonio di 250 metri quadrati di pitture databili dal VI all'VIII secolo e che fanno del monumento la Cappella Sistina del Medioevo. Un capolavoro che racconta il passaggio dalla Roma imperiale all'epoca cristiana e l’inedito dialogo con Bisanzio. «Un'evoluzione che porta dritto fino a Giotto». Lo dice con un pizzico di orgoglio, la Soprintendente Mariarosaria Barbera che ieri mattina ha effettuato il sopralluogo al cantiere di restauro di Santa Maria Antiqua al Foro romano. «Manca solo qualche settimana di lavoro per completare l’intervento sui pavimenti, poi da gennaio partiranno gli allestimenti per le visite e dalla primavera 2014 - annuncia la Barbera - la chiesa potrà essere aperta al pubblico per almeno tre giorni a settimana, assicurando pause idonee a garantire il microclima».
I LAVORI
Un traguardo fortemente voluto dalla Soprintendenza (sostenuto con 1,655 milioni), e supportato dal World Monument Fund (717 mila euro) insieme ad una rete di collaborazioni prestigiose, che sarà illustrato oggi nel convegno «Santa Maria Antiqua, the Sistin Chapel of the 8th Century» ospitato presso la British School of Rome. Un evento perché Santa Maria Antiqua, incastonata sulle pendici nord-occidentali del Palatino, costruita nel VI secolo riutilizzando le strutture del vestibolo monumentale del palazzo di Domiziano, è uno di quei monumenti che vivono di aura leggendaria, famosissimi per la bellezza, noti a tutto il mondo degli studiosi d’arte, ma praticamente mai vista dal grande pubblico. Riscoperta da Giacomo Boni nel 1900, è rimasta inesorabilmente chiusa per gli ultimi 33 anni, trascinatasi solo con aperture spot nel 2004 e nel 2012. E per la riapertura, una sorpresa: «Stiamo dedicando particolari cure a uno dei dipinti distaccati dal Boni - avverte il direttore dei lavori Giuseppe Morganti - un’inedita versione a doppia faccia derivante da un curioso e abbastanza inedito fenomeno verificatosi con la sovrapposizioni degli strati pittorici. Pensiamo di presentarlo per la riapertura». Si tratta di due raffigurazioni dell'Annunciazione sovrapposte, una realizzata intorno al 650, epoca del papa Martino I e l'altra fra il 705 e il 707, sotto Giovanni VII.
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