Legge elettorale, telefonate Renzi-Berlusconi. Il segretario Pd: accordo a un passo

Legge elettorale, telefonate Renzi-Berlusconi. Il segretario Pd: accordo a un passo
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Martedì 28 Gennaio 2014, 20:06 - Ultimo aggiornamento: 29 Gennaio, 08:23

Mattero Renzi e Silvio Berlusconi hanno avuto oggi pi di un contatto telefonico per fare il punto sulla legge elettorale e superare lo stallo che si creato sull'Italicum. Lo si apprende in ambienti parlamentari della maggioranza. Le telefonate tra Renzi e Berlusconi sarebbero state due o tre. I contatti si sarebbero

svolti stamani, mentre il segretario del Pd era ancora a Roma, prima di rientrare a Firenze per alcuni

appuntamenti che lo hanno visto impegnato come sindaco del capoluogo toscano. Il Cavaliere e Renzi si sono sentiti anche nei giorni scorsi.

«Siamo veramente a un passo, è lì, siamo lì pronti a chiudere. Come si fa a buttar via questa occasione? Sarebbe anche un modo per tradire i tre milioni di italiani che sono andati a votare alle primarie», ha detto Renzi a Ballarò.

Ma è ancora braccio di ferro intanto sulla soglia da superare per ottenere il premio di maggioranza e sulla norma detta "salva-Lega" per consentire al carroccio di entrar ein Parlamento anche senza superare lo sbarramento. Il Pd ha ritirato tutti gli emendamenti tranne 3, ne restano 250. Possibile rinvio in aula al 30 gennaio. Il segretario del Pd Matteo Renzi intanto avverte: legge da migliorare ma non mi ingabbiano, no al gossip delle agende. Forza Italia invece chiede il rispetto del patto del Nazareno Renzi e Berlusconi.

La soglia di sbarramento del 5%, quella del 35% per il premio di maggioranza, le preferenze, le candidature multiple, la cosiddetta norma «salva Lega» e il soggetto che disegnerà i collegi elettorali. Sono questi i punti principali al centro delle trattative sulla legge elettorale, in vista dell'inizio del voto sugli emendamenti, in nottata, nella commissione Affari costituzionali della Camera.

A chiedere un abbassamento della soglia di sbarramento del 5% sono i piccoli partiti, come Scelta Civica, Popolari per l'Italia, Sel e Lega, mentre su questo Ncd non ha sollevato obiezioni. Alcuni dei piccoli (Sc, Pi e Lega) chiedono anche l'introduzione delle preferenze nei collegi, in questo accomunati a M5S e a Ncd. Una proposta alternativa, avanzata da Ncd e Pi, è il mix di collegi uninominali e plurinominali, come nel sistema tedesco. Ma su questo punto, sulle preferenze e l'abbassamento della soglia c'è il veto di Fi.

Il partito di Berlusconi insiste invece sulla cosiddetta «norma salva Lega», presente nel Porcellum: le liste che non superano il 5%, ma hanno una percentuale superiore all'8% in tre Regioni, accedono al riparto dei seggi. Proposta che non piace né al Pd né a tutti gli altri partiti.

Dal Pd viene invece la richiesta di un innalzamento della soglia per il premio di maggioranza dal 35 al 38% (richiesta condivisa da Scelta Civica e Popolari per l'Italia). Una richiesta che viene incontro ai rilievi dei costituzionalisti e - riferiscono rumors alla Camera - anche del Quirinale. Il Pd insiste anche sulle primarie, facoltative ma regolamentate per legge, su cui però Berlusconi resiste. Il Cavaliere invece potrebbe cedere sulle candidature multiple (un candidato in più collegi) sollecitate da Alfano.

Altra «querelle» riguarda il soggetto che disegnerà i collegi. Forza Italia propone che lo faccia il Parlamento al momento di approvare la legge: in questo modo il voto anticipato resterebbe possibile. Pd e gli altri partiti hanno invece depositato un emendamento che affida la delega al Ministero dell'Interno, ma Fi resiste per non affidare il compito ad Alfano. Si parla di una mediazione possibile: affidare il compito ad una commissione di esperti (per esempio a un gruppo di tecnici Istat), ma rimarrebbe aperta la questione su chi e come li nominerebbe.