Governo, ora a Letta non basta il rimpasto: «Squadra nuova entro metà febbraio»

Il presidente del Consiglio Entrico Letta
di Alberto Gentili
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Martedì 28 Gennaio 2014, 08:05 - Ultimo aggiornamento: 08:08
Semplice rimpasto o bis, se ne parla alla fine della prossima settimana. Enrico Letta, fiutata l’aria, ha capito che è inutile tentare di forzare la mano a Matteo Renzi. «Prima ci deve essere un avvio certo in Parlamento della riforma elettorale», ha spiegato al suo staff, «e soltanto dopo potremo firmare il contratto di coalizione e dunque mettere mano alla squadra».



Una frenata accompagnata dalla scelta del premier - dopo le stoccate di giovedì scorso - di salire sugli spalti dei fan dell’Italicum: «Un risultato positivo rafforza il governo e se c’è l’accordo il più felice sono io», ha detto durante una conferenza stampa con il premier spagnolo Mariano Rajoy. Del resto Renzi è stato chiaro fino alla noia: senza intesa si va alle elezioni. E bye bye governo.



L’apertura di Letta è una mossa improntata al buonsenso, ma anche un segno di debolezza. Dopo l’addio di Nunzia De Girolamo e i crescenti maldipancia del Nuovo centrodestra, perfino a palazzo Chigi non nascondono che l’esecutivo risulta ancora più traballante. Ma è inutile tentare di accelerare: fino a quando Renzi non avrà incassato la riforma elettorale e celebrato la Direzione del Pd sul “job act” è tutto fermo. Così il premier ha preso l’interim dell’Agricoltura («il segno che Enrico vuole qualche giorno di tempo per riflettere», dicono nel suo staff) e ha convocato i sottosegretari Martina e Castiglione per affrontare i dossier più urgenti.



L’aiutino imprevisto C’è da dire che se Letta è rimasto «umanamente dispiaciuto» dalla mossa di Nunzia, sul piano politico l’addio della ministra rappresenta un involontario “aiutino”. La vicenda della Asl di Benevento ha infatti spinto il Pd a voltarle le spalle ed era ormai certa la sua sostituzione. Dunque, Letta non sarà costretto a chiedere alla De Girolamo il previsto passo indietro. Previsto fino al punto che da giorni Bruno Tabacci, leader del Centro democratico e grande esperto di economia, è pronto a entrare in campo in sostituzione di Nunzia. Le altre poltrone che traballano sono quelle di Anna Maria Cancellieri (Giustizia), Enrico Giovannini (Lavoro), Flavio Zanonato (Sviluppo). Con l’aggiunta delle caselle rimaste vuote dopo le dimissioni di Stefano Fassina (viceministro all’Economia) e dei sottosegretari di Forza Italia.



Ma il premier non punta a un semplice rimpasto. Vorrebbe un Letta-bis, «perché è evidente che gli assetti politici sono radicalmente cambiati». E perché battezzare un governo tutto nuovo con una forte rappresentanza di renziani, rappresenterebbe una sorta di assicurazione sulla vita dato che il segretario democrat «metterebbe la faccia» sul governo. «Solo così», dice un parlamentare lettiano, «Matteo la smetterebbe di sparare bordate contro l’esecutivo».



Matteo contro il bis Ma l’ex rottamatore sta ben attento a fare qualsiasi avance. «So che nel vecchio stile della politica era naturale per il segretario andare a bussare alla porta del premier e dire: “Ehi, che cosa ci tocca? Quali sono i ministri nostri?” Ma noi siamo diversi dalla vecchia politica», ha detto Renzi a Firenze. Ancora più chiaro: «Sarebbe molto triste un giochino per sostituire ministri del Centrodestra con quelli del Pd, oppure mettere renziani al posto dei bersaniani. Noi non partecipiamo a discussioni da Prima Repubblica».



Il pressing Eppure, il bis non è da escludere. Non solo perché Letta spinge. E perché insieme al premier vorrebbero un «governo nuovo» la minoranza del Pd, Nuovo centrodestra e Scelta civica. Il bis non è da escludere in quanto anche molti renziani puntano ad entrare in squadra: «Sarebbe ragionevole, una volta che sarà siglato un contratto di coalizione ambizioso, mettere in campo un governo in grado di realizzarlo», dice un parlamentare vicino al segretario. Ma il Quirinale osserva con sospetto qualsiasi cambio che possa rappresentare un’incognita. Se ne riparla comunque la prossima settimana, quando Letta rientrerà dagli Emirati Arabi.
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