Boschi, Serracchiani, Madia & Co: le «renzine» in campo per mediare

Debora Serracchiani
di Maria Latella
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Martedì 28 Gennaio 2014, 15:13 - Ultimo aggiornamento: 15:35
Le renziane. Categoria nuova della politica e anche del Pd. Donne ma, a differenza delle generazioni precedenti, disposte a giocare partite anche in proprio, senza nascondersi sempre all'ombra del capo. Debora Serracchiani, per dire, l'altro giorno, ha pubblicamente proposto le dimissioni del ministro Zanonato, benché siano entrambi del Pd. Ma lei è quella che il 21 marzo del 2009 con un appassionato j'accuse all'assemblea dei circoli di partito, conquistò la candidatura alle europee.



Dal Colle a Verdini Tra le renziane, la più temuta è Maria Elena Boschi. Per la vicinanza a Matteo e perché, in quanto responsabile del Pd per le riforme, parla con tutti, da Napolitano a Denis Verdini. Si attendono - ad horas - articoli intrisi di ammirata stupefazione per la giovane età abbinata a un così assennato, giudizioso movimento tra altissimi colli e sperimentati furboni. Un genere letterario di cui le giovani politiche faranno bene a diffidare: al primo errore, di solito, sono le prime ad essere trafitte. Apologie commosse accolsero, proprio vent'anni fa, Irene Pivetti neo presidente della Camera. Micromega, ma non solo, se ne era a tal punto invaghita da incoronarla «liberale a 24 carati». Con Maria Elena Boschi per ora sono più cauti, ancora incerto è l'iter della legge elettorale, ma se verrà varata vedrete. Le elegie si sprecheranno. Al momento l'avvocato fiorentino raccoglie perfino il consenso tra le colleghe. Anche a Firenze? Anche. Rosamaria Di Giorgi, renziana adulta, fiorentina e senatrice Pd, da professoressa e da madre di ragazzi della sua età dice che Maria Elena è seria, studia, si prepara. Da Forza Italia Maria Stella Gelmini, interlocutrice della Boschi in commissione, le riconosce competenza: «E' brava anche in tv». Questo, a dire la verità, lo dice anche Berlusconi ma Gelmini assicura di non essere gelosa: «Da uomo di tv, Berlusconi registra chi in tv funziona e chi no».



Non osando attaccarla frontalmente, quelli che prima o poi sperano in un passo falso della Boschi per il momento canticchiano Rimmel di Francesco DeGregori: «E il vento passava sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona». Maria Elena è stata infatti fotografata con un collo di pelliccia su cappotto rosso e immediato si è aperto dibattito sul web: vera? Falsa? «Falsa», ha chiarito lei che comunque continuerà a portarla «perché siamo noi che dobbiamo cambiare la politica e non la politica che cambia noi». Figlia di una preside democristiana, la ragazza democristianamente regge agli urti. «Per tirarmi su, ogni tanto mi ricordo di quel che un mio ex fidanzato mi disse il giorno del mio trentesimo compleanno: sii contenta, più invecchi più ti prenderanno sul serio».



Anche Debora Serracchiani, governatrice del Friuli Venezia Giulia e responsabile Pd per le infrastrutture, è stimata dentro e fuori l'entourage renziano. Con Pina Picierno è tra le più richieste in tv. Qualcuno pensa che potrebbe diventare ministro ma ieri, a L'Intervista su Skytg24, lei ha negato: «Sono presidente del Friuli Venezia Giulia».



Accuse e veleni Dopo la nomina in segreteria, responsabile per le politiche del lavoro, grande era l'attesa per l'esordio di Marianna Madia. Grande l'attesa per impallinarla, si capisce. Consapevole che, come dicono a largo del Nazareno, una di Roma nord che ha fatto il liceo Chateaubriand non è troppo spendibile a sinistra, Madia per ora resta al coperto. Tanta discrezione non ha impedito alla bersaniana Chiara Geloni di ricordarle il suo passato: prima Arel (area letta), poi veltronian-dalemian-bersaniana, quindi rapido passaggio tra i giovani turchi. «Non dovresti spiegarmi qualcosa?», chiese Chiara a Marianna Madia con tanto di lettera aperta. Marianna non ritenne. Continuò invece una seria ricognizione per apprendere da gente più esperta di lei. Nel tour una volta ha sbagliato ministero e ministro, scambiando lo Sviluppo economico per il Lavoro e Zanonato per Giovannini, ma alle ironie seguite era abituata da prima. Ci vuol altro per farle cambiare programma.



Considerate le evidenti tensioni interne al Pd, non stupisce che tra le renziane, e le parlamentari più note di loro, la Finocchiaro, Rosy Bindi, Livia Turco, non ci siano stati, almeno per ora, grandi occasioni di incontro. Alessia Morani, responsabile Pd per la giustizia, fornisce questa spiegazione: «Anna Finocchiaro è in Senato. Io alla Camera. Non ci vediamo molto. Certo, sarebbe utile parlarci, lei è un'esperta di giustizia, cosi come sarebbe utile vederci con la Bindi che presiede l'antimafia. La verità è che non è facile avere rapporti con le donne. Non siamo riuscite a fare lobby, e ancora più difficile è stabilire contatti con chi ci ha preceduto». Non è solo una questione generazionale, riconosce Morani: «Dipende da come sei arrivata in politica. Se ti ci hanno portato gli uomini, finisci col replicare il loro modello». A chi le chiede per quali meriti sia approdata lei alla segreteria Pd, la responsabile giustizia ricorda con fierezza la gavetta («a 19 anni ero segretaria provinciale della sinistra giovanile. Poi assessore alla scuola»). «Ho sempre fatto politica. Anche mentre studiavo giurisprudenza. Anche da avvocato».



Ma è un’altra battaglia, tutt’altro che politica, ad averle formato il carattere, racconta: «A 26 anni ho scoperto di avere una leucemia fulminante. Potevo morire, ho combattuto e mi è andata bene. Lì ho capito quali sono le priorità della vita». Morani ha un fidanzato carabiniere col quale, ogni tanto, litiga per colpa del Pd. «Ma solo su certe posizioni assunte dal partito sulla vendita della marjuana», precisa.

Le renziane della segreteria sono quasi tutte nate nel 1981. Federica Mogherini, responsabile Europa e affari internazionali nella segreteria, è nata un po’ prima, nel 1973, ed è anche la più attiva sui social media, tiene un blog, tiene i contatti con Bruxelles, twitta. L'ultimo messaggio trasudava rimpianto perché al congresso di Sel hanno deciso di sostenere il greco Tsipras e non il tedesco Martin Schulz. «Occasione persa», ha twittato. Pazienza: Schulz è l'esponente della Spd col quale Berlusconi duellò in pubblico, a Bruxelles. Nel clima di «profonda sintonia» forse quelli di Sel a Berlusconi hanno fatto, senza saperlo, un favore.
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