Morto Ariel Sharon, addio all'ex premier israeliano

L'ex premier israeliano Ariel Sharon
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Sabato 11 Gennaio 2014, 13:27 - Ultimo aggiornamento: 12 Gennaio, 10:53

Ariel Sharon, ex primo ministro di Israele, morto oggi a 85 anni nell'ospedale di Tel Ha Shomer, vicino a Tel Aviv, dove era ricoverato. Le sue condizioni - Sharon era in coma da otto anni - si sono drammaticamente aggravate nei giorni scorsi.


«Sharon ha continuato a battersi per la sua vita nella settimana passata da quando le sue condizioni sono ulteriormente peggiorate», ha detto il professor Shlomo Noi, direttore dello Sheba Medical Center di Tel Hashomer, annunciando ufficialmente la morte dell'ex premier. Il medico ha detto che l'anziano leader si è battuto «contro ogni probabilita». Ma oggi - ha aggiunto - il cuore si «è indebolito» e «serenamente si è separato dalla sua famiglia».

Nato nel febbraio 1928 in un villaggio ebraico della Palestina sotto mandato britannico, Sharon (Sheinerman) è stato fin da ragazzo un personaggio chiave nello Stato di Israele: spesso ammirato dai connazionali, ancora più spesso temuto dai dirigenti del Paese, perfino odiato dalla stampa locale, ma mai sottovalutato. In vecchiaia l'uomo che aveva sempre innescato passioni contrastanti si sarebbe però scoperto, con sua sorpresa, come un "Padre della patria", espressione di un largo consenso nazionale.

Non avrebbe comunque goduto a lungo di questa condizione. All'apice della carriera politica, la sua mitica fibra sarebbe stata stroncata da un ictus. L'uomo che per decenni era stato una "Spada di Davide" e aveva fatto ricorso senza remore alla forza per modellare un Medio Oriente a misura di Israele, dal gennaio 2006 sarebbe rimasto costretto nel letto di un ospedale di Tel Aviv. In questo simile al suo acerrimo rivale, il palestinese Yasser Arafat, spentosi in un ospedale francese quando ormai era ridotto ad una larva umana.

Netanyahu. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha espresso il suo «profondo cordoglio» per la scomparsa di Sharon, definendolo «un grande guerriero e leader militare». Il ricordo di Sharon, ha detto ancora Netanyahu, «vivrà per sempre nel cuore della nazione». «Lo Stato di Israele china il capo con la dipartita dell'ex premier Ariel Sharon, componente centrale nella lotta per la sicurezza di Israele durante tutta la sua esistenza», ha sottolineato ancora Netanyahu, «combattente valoroso, grande condottiero, fra i comandanti più importanti delle nostre forze armate». Sharon «anche quando ha smesso la divisa, ha continuato ad operare per il popolo d'Israele, con incarichi svariati nel governo e poi da primo ministro. La sua memoria - conclude Netanyahu - sarà conservata nel cuore della Nazione».

Peres. «Il mio caro amico Arik Sharon ha perso oggi la sua ultima battaglia. Arik era un soldato valoroso e un leader che sapeva osare. Amava la sua nazione e la sua nazione lo amava». È il primo commento del capo dello Stato Shimon Peres.

Herzog. «Un grande e coraggioso leader e un vero sionista». Così il capo dell'opposizione israeliana, il laburista, Isaac Herzog, sottolineando che Sharon sapeva come «cambiare la sua opinione del mondo e riconoscere il giusto percorso dello Stato di Israele».

L'esercito. «Era un leader coraggioso e un difensore di Israele. Possa il suo ricordo essere benedetto», scrive l'Idf, l'esercito israeliano, su Twitter.

Il figlio Gilad. «Se ne è andato quando ha deciso lui», ha detto Gilad Sharon, il figlio dell'ex premier.

I palestinesi. «Sharon era un criminale, responsabile dell'assassinio di Yasser Arafat e lo avremmo voluto vedere davanti al Tribunale penale internazionale come responsabile di crimini di guerra». Così Jibril Rajub, dirigente del partito palestinese Fatah, dopo la notizia della morte dell'ex premier israeliano Ariel Sharon. Hamas al potere a Gaza ha definito un «momento storico» la «scomparsa di questo criminale con le mani coperte di sangue palestinese».

La storia personale di 'Arik' (leoncino) Sharon inizia nei campi del villaggio di Kfar Mallal. Il padre Shmuel è un rude agronomo russo, che costringe il figlio a lavorare nei campi fin da bambino e di notte lo mette a fare la guardia per impedire che i beduini gli rubino il raccolto. A 20 anni, Sharon rischia di non vedere la nascita dello Stato di Israele per una grave ferita riportata a Latrun, in una battaglia con la Legione giordana. Ma nel 1953 è già in prima linea: anzi, oltre le linee nemiche, alla guida della Unità 101 incaricata dal premier David Ben Gurion di compiere azioni di ritorsione alle incursioni dei fedayn palestinesi. E la '101' diventa sinonimo di crudeltà: soprattutto dopo la strage di Kybia (Cisgiordania), dove morirono 60 palestinesi.

A Ben Gurion, Sharon piace. «Ha solo il difetto di non dire la verità», nota. Tattico militare brillante, Sharon fa carriera: prima nei parà, poi nei carristi. Nel 1967 (guerra dei Sei Giorni) combatte nel Sinai e con le sue manovre disorienta 16mila soldati egiziani. Nel 1973 (guerra del Kippur) è di nuovo nel Sinai: indisciplinato come sempre, eppure alla guida di una testa di ponte che sfonda le linee egiziane. Ma politicamente è a destra: dunque capisce che l'establishment laburista non gli consentirà di diventare capo di Stato maggiore. Ma nel 1977 Menachem Begin (Likud) vince le elezioni e nel 1981 nomina Sharon ministro della Difesa. La sua figura incute timore nella sinistra. «Circonderà l'ufficio del premier con i carri armati», avverte un ministro.

«Sharon non si ferma col rosso», avverte il cantante Shalom Hanoch. E i suoi timori si concretizza nel giugno 1982, quando inizia l'invasione del Libano in seguito ad un grave attentato palestinese. Begin vorrebbe un'operazione limitata ma Sharon marcia su Beirut, da dove espelle Arafat. Nel settembre c'è il massacro di Sabra e Shatila: migliaia di palestinesi sono massacrati da falangisti libanesi in una zona di Beirut i cui perimetri sono presidiati da Israele. Sharon, sotto accusa, è costretto ad abbandonare il ministero della Difesa.

Ma l'uomo ha la perseveranza del tessitore. Accetta incarichi ministeriali secondari fino al match elettorale con Ehud Barak (laburista) nel terribile febbraio 2001, insanguinato dagli attentati dell'Intifada palestinese armata. Sharon prevale. Le antenne del vecchio generale gli dicono che dietro al terrorismo c'è Arafat: come il gatto col topo, lo intrappola nella Muqata di Ramallah e stringe i Territori in una morsa di ferro. Poi, a malincuore, fa erigere la Barriera di sicurezza. E la violenza palestinese gradualmente cala, fino a cessare. Il Paese gli è grato, e lo conferma premier. Ma negli anni 'Arik' ha appreso che la forza può solo essere un tampone. Per costruire ci vogliono idee nuove: e nel 2005 cancella con un grandioso colpo di spugna 25 insediamenti ebraici dalla Striscia di Gaza espellendone gli 8mila coloni.

Su questa mossa, il Likud si spacca. Allora Sharon, assieme con Shimon Peres, fonda una nuova lista centrista, Kadima, che avrebbe dovuto procedere nel disimpegno israeliano anche in Cisgiordania, dopo un'auspicata vittoria alle politiche del gennaio 2006.

Ma l'ictus del 4 gennaio mette fine ai suoi progetti e lo relega malinconicamente in un limbo spettrale: ormai in stato vegetativo, né vivo né morto. Quello che nella letteratura rabbinica è chiamato un Golem: ossia una creatura che dopo aver servito la propria Nazione come "Spada di Davide" ha ormai terminato la propria missione e va messa da parte.

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