Egitto, attacchi jihadisti nel nord del Sinai: uccisi quindici soldati e due civili

Egitto, attacchi jihadisti nel nord del Sinai: uccisi quindici soldati e due civili
di Elena Panarella
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Giovedì 2 Aprile 2015, 15:29 - Ultimo aggiornamento: 16:57
Sono almeno quindici i soldati egiziani morti e due civili in un attacco con razzi e armi automatiche sferrato da un commando armato contro due checkpoint nella penisola del Sinai, nel nord dell'Egitto. Lo riferiscono fonti della sicurezza locale.



Secondo l'ultimo bilancio, 17 militari sono rimasti feriti. Dopo l'attacco è scattata un'operazione delle forze di sicurezza egiziane, con l'ausilio degli elicotteri, in cui - stando alle fonti dell'agenzia di stampa Xinhua - sono rimasti uccisi «almeno 15 presunti terroristi». L'attacco sinora non è stato rivendicato. Decine di poliziotti e militari egiziani sono morti in attacchi simili da quando nel luglio del 2013 è stato destituito il presidente Mohamed Morsi, espressione dei Fratelli Musulmani.



Intanto martedì è arrivato l'annuncio che gli Stati Uniti sbloccheranno gli aiuti militari all'Egitto, quelli che erano stati sospesi dopo il colpo di stato. L'annuncio è stato fatto dal presidente americano Barack Obama al suo omologo egiziano Abdel Fattah al Sisi in una telefonata in cui è stato fatto il punto sulla situazione in Yemen e in Libia ma che, soprattutto, ha posto fine ad un attrito che si protraeva da un anno e mezzo. In particolare, Washington riprenderà a spedire all'Egitto caccia F-16, carri armati e altre attrezzature militari. La Casa Bianca ha spiegato che la decisione risponde ad un'esigenza di sicurezza nazionale degli Stati Uniti, nel momento in cui bisogna combattere la minaccia dell'estremismo che si sta diffondendo in Libia e nella penisola del Sinai. Dopo la deposizione di Morsi nella rivoluzione popolar-militare del luglio di due anni fa guidata proprio da Sisi (all'epoca capo delle Forze armate), l'amministrazione americana aveva congelato 1,5 miliardi di dollari di aiuti - in gran parte (1,3 miliardi) militari: lo sblocco era stato vincolato all'attuazione di riforme democratiche che sanassero la ferita causata dal golpe.



L'Egitto, accusato di scarso rispetto dei diritti umani e civili nella sua repressione della Fratellanza musulmana dai connotati sempre più violenti, ha compiuto due dei tre passi indicati nella propria «roadmap» verso la democrazia: varo di una costituzione ed elezioni presidenziali (in cui è stato eletto Sisi) ma sta rinviando per motivi giuridici quelle parlamentari che avrebbero dovuto tenersi in queste settimane ma stanno slittando di qualche mese.



Il Cairo ha però bisogno subito delle armi americane: fra l'altro di elicotteri Apache per combattere una formazione jihadista alleata dell'Isis che sta portando avanti una sanguinosa guerra nel Sinai nord-orientale. Sisi, a febbraio, aveva dimostrato di avere il polso per andare a bombardare lo Stato islamico nel suo califfato libico di Derna per vendicare lo sgozzamento dei «suoi» 21 copti. Il Cairo in questi giorni inoltre partecipa alla coalizione a guida saudita che sta combattendo i ribelli filo-sciiti Houthi in Yemen.



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