Rafah, cosa succede se Israele la invade? L'Egitto pronto a sospendere il trattato di pace: gli scenari

Il ruolo chiave della città al confine, dove passano gli aiuti e si sono rifugiati oltre un milione di palestinesi

Rafah, cosa succede se Israele la invade? L'Egitto pronto a sospendere il trattato di pace: gli scenari
di Raffaella Troili
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Lunedì 12 Febbraio 2024, 17:34 - Ultimo aggiornamento: 17:38

Equilibri precari in Medio Oriente, dopo quella calorosa quanto efficace stretta di mano che è durata più di 40 anni. E' la storica stretta di mano "Tra il più improbabile degli statisti, condotta sotto lo sguardo raggiante del presidente americano Jimmy Carter - ricorda l'Associated Press - La luce del sole filtrava tra gli alberi a Camp David, nel Maryland, mentre il presidente egiziano Anwar Sadat e il primo ministro israeliano Menachem Begin consolidavano un accordo storico che ha consentito oltre 40 anni di pace tra Israele ed Egitto. È servito come un’importante fonte di stabilità in una regione instabile".

Una pace che ha resistito a due rivolte palestinesi e una serie di guerre tra Israele e Hamas. Ma ora rischia di traballare. "Con il primo ministro Benjamin Netanyahu che promette di inviare truppe israeliane a Rafah, città a sud di Gaza, al confine con l’Egitto, il governo egiziano minaccia di annullare l’accordo", preoccupato dal fatto che palestinesi in fuga possano riversarsi nel suo territorio. Due funzionari egiziani e un diplomatico occidentale hanno dichiarato domenica all'Associated Press che l'Egitto potrebbe sospendere il trattato di pace se le truppe israeliane invadessero Rafah ed esser costretto a entrare nel confilitto. L'Ap alla luce degli sforzi che hanno portato al trattato, analizza cosa potrebbe accadere se venisse annullato.

COME HA ORIGINE IL TRATTATO?

Era il 1977 e Begin, il nuovo primo ministro israeliano, si oppose alla cessione di qualsiasi parte del territorio che Israele aveva conquistato dieci anni prima durante la guerra in Medio Oriente del 1967. Quelle terre includevano la penisola egiziana del Sinai. Egitto e Israele avevano combattuto quattro grandi guerre, l'ultima nel 1973. "Il mondo rimase scioccato quando Sadat egiziano ruppe con gli altri leader arabi e decise di impegnarsi con gli israeliani. I colloqui culminarono negli accordi di Camp David nel settembre 1978 e in un trattato di pace l’anno successivo". Sulla base del trattato di pace, Israele accettò di ritirarsi dal Sinai, che l'Egitto avrebbe lasciato smilitarizzato.

Alle navi israeliane fu concesso il passaggio attraverso il Canale di Suez, una rotta commerciale chiave. Di fatto, i paesi stabilirono piene relazioni diplomatiche nel primo accordo di pace di Israele con un paese arabo. “Gli accordi di Camp David furono guidati da tre uomini coraggiosi che presero una posizione coraggiosa perché conoscevano gli effetti duraturi per la pace e la sicurezza, sia allora che per il futuro. Abbiamo bisogno dello stesso tipo di leadership oggi, e attualmente manca nel governo israeliano”, ha affermato Paige Alexander, amministratore delegato del Carter Center.

QUAL È LA POSIZIONE ATTUALE DELL'EGITTO?

Come detto, due funzionari egiziani e un diplomatico occidentale hanno dichiarato domenica all'Ap che l'Egitto potrebbe sospendere il trattato di pace se le truppe israeliane invadessero Rafah. Netanyahu ha affermato che "Rafah è l'ultima roccaforte rimasta di Hamas dopo più di quattro mesi di guerra e che l'invio di truppe di terra è essenziale per sconfiggere il gruppo". Ma l’Egitto si oppone a qualsiasi mossa che possa mandare palestinesi disperati in fuga oltre il confine, dunque sul suo territorio. Inoltre, Rafah è anche il principale punto di ingresso degli aiuti umanitari nel territorio assediato e un attacco israeliano potrebbe soffocare le consegne di forniture chiave. In questi mesi la popolazione di Rafah è cresciuta da 280.000 a circa 1,4 milioni con i palestinesi in fuga dai combattimenti. Centinaia di migliaia di sfollati vivono in vaste tendopoli. Netanyahu ha ordinato ai militari di preparare un piano per evacuare tutti i civili palestinesi prima dell'inizio dell'offensiva ma non è chiaro dove andranno. Netanyahu domenica ha dichiarato che sarebbero stati in grado di tornare negli spazi aperti più a nord. Ma si tratta di zone, per quanto a loro familiari, gravemente danneggiate dall’offensiva israeliana.

COSA SUCCEDE SE IL TRATTATO VIENE ANNULLATO?

Intanto, il trattato limita notevolmente il numero di truppe su entrambi i lati del confine. Ciò ha permesso a Israele di concentrare le sue forze armate su altre fronti e minacce. "Insieme alla guerra a Gaza, Israele è impegnato in scaramucce quasi quotidiane con il gruppo militante Hezbollah in Libano, mentre le sue forze di sicurezza si schierano pesantemente nella Cisgiordania occupata". Se l’Egitto dovesse annullare l’accordo, potrebbe voler dire che Israele non potrà più considerare il suo confine a sud come un’oasi di calma. Anzi, "rafforzare le forze lungo il confine con l’Egitto rappresenterebbe senza dubbio una sfida per l’esercito israeliano già al limite. Ma ciò avrebbe gravi conseguenze anche per l’Egitto. L’Egitto ha ricevuto miliardi di dollari in assistenza militare dagli Stati Uniti dopo l’accordo di pace. Se l’accordo venisse annullato, ciò potrebbe mettere a repentaglio il finanziamento. Un massiccio rafforzamento militare metterebbe a dura prova anche l’economia già in difficoltà dell’Egitto. Alexander ha affermato che se Israele attaccasse Rafah, minaccerebbe di trascinare l’Egitto nelle ostilità, il che sarebbe catastrofico per l’intera regione”. 

IL MINISTRO EGIZIANO: «TERRIBILI CONSEGUENZE»

In queste ore continuano gli sforzi egiziani per raggiungere un cessate il fuoco a Gaza e trovare una soluzione radicale alla crisi avviando seri negoziati per portare la pace: lo ha ribadito il ministro degli Esteri egiziano Sameh Shoukry, in visita ufficiale in Slovenia. L'Egitto, sostiene il ministro, «ha sottolineato il suo totale rifiuto delle dichiarazioni rilasciate da alti funzionari del governo israeliano riguardo all'intenzione di lanciare un'operazione militare nella città di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza».

«Il Cairo - aggiunge - ha inoltre messo in guardia sulle terribili conseguenze di tale azione, soprattutto alla luce del rischio di peggiorare la catastrofe umanitaria nella Striscia di Gaza» e «ha chiesto di unire tutti gli sforzi internazionali e regionali per impedire che venga presa di mira la città palestinese di Rafah, che ora ospita circa 1,4 milioni di palestinesi sfollati che la considerano l'ultima area sicura di Gaza». Prendere di mira Rafah - prosegue la nota del ministro degli Esteri egiziano- «insieme alla continua politica di Israele di ostacolare l'accesso agli aiuti umanitari, rappresenta un contributo concreto all'attuazione della politica di sfollamento del popolo palestinese e di liquidazione della sua causa. A questo proposito, il Cairo ha considerato tali atti una chiara violazione delle disposizioni del diritto internazionale, del diritto internazionale umanitario e delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza e dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite». L' Egitto ha sottolineato che «continuerà le sue comunicazioni con varie parti per raggiungere un cessate il fuoco immediato, far rispettare la tregua e consentire lo scambio tra ostaggi e detenuti, invitando le potenze internazionali a fare pressione su Israele affinché risponda a questi sforzi ed eviti di adottare misure che complichino ulteriormente la situazione e arrechino danno agli interessi di tutti, senza eccezioni».

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