IL CAIRO - «Su questo nuovo modello per affrontare alla radice la questione dei flussi migratori irregolari l’Italia ha fatto scuola». Appena prima di lasciare quello che un tempo era conosciuto come il più lussuoso hotel dell’Africa, oggi diventato sfarzosissimo palazzo presidenziale el-Orouba, Giorgia Meloni sintetizza così una giornata culminata con la firma degli accordi tra l’Unione europea e l’Egitto.
Una prima estensione del “modello tunisino” - «Funziona» chiosa la premier - che porta 7,4 miliardi di euro nelle mani di Abdel Fattah Al-Sisi, di cui 5 come prestito, 1,8 in investimenti e 600 milioni di sovvenzioni. Tra questi ultimi, 200 sono espressamente dedicati alla gestione del fenomeno migratorio.
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Per finanziare cioè quello che, nel testo della dichiarazione congiunta sottoscritta dal presidente egiziano assieme ad Ursula von der Leyen, viene definito «un approccio olistico», capace di incrementare «i percorsi di migrazione legale», rafforzare «la gestione delle frontiere dei rimpatri» e «combattere il traffico di migranti».
IL CASO REGENI
Una traiettoria di avvicinamento su cui pesa, però, non solo l’intenzione socialista di mettere in discussione l’intesa Ue con una mozione al parlamento di Strasburgo, ma soprattutto il processo per l’omicidio di Giulio Regeni. Per quanto Meloni precisi ai giornalisti che le chiedevano dell’incontro con Al Sisi, che gli accordi «non cambiano la nostra posizione» sulla vicenda, l’imbarazzo è inevitabile. «Tendenzialmente la poniamo sempre» dice la premier evitando di confermare che, in questo caso particolare, un confronto non c’è stato. Respinte anche le polemiche dell’opposizione che da giorni la incalza sull’inopportunità di trovarsi in Egitto. «Ho letto Elly Schlein che dice che è una vergogna che mezza Europa venga in Egitto per cercare di fermare l’immigrazione irregolare - dice tranchant -. Capisco che per loro sia vergognoso, ma se avessi voluto mettere in piedi il programma del Pd mi sarei candidata col Pd, invece mi sono candidata contro il Pd proprio perché non sono d’accordo con loro». E ancora, spiega Meloni, «ci sono altri attori che si muovono e che sono molto efficaci», motivando la nostra necessità «di tenere alta la nostra capacità di dialogo». Un modus operandi che come sottolinea la premier, ricordando una porzione dell’intesa che prevede di curare alcuni palestinesi feriti negli ospedali italiani, coinvolge anche il conflitto a Gaza e la relativa necessità «di dialogare con gli attori regionali».
IL CONFLITTO A GAZA
Per la Striscia l’obiettivo europeo - in scia con «lo sforzo diplomatico profuso da Al-Sisi» - è raggiungere una pausa prolungata delle ostilità, per poi arrivare al rilascio degli ostaggi e ad un cessate il fuoco sostenibile. La questione è stata al centro della cena successiva alla cerimonia, con i presenti uniti anche nel sottolineare «il totale rifiuto di un’operazione militare da parte di Israele a Rafah».