«Così abbiamo ucciso Abaaoud»: il racconto del capo delle teste di cuoio

«Così abbiamo ucciso Abaaoud»: il racconto del capo delle teste di cuoio
di Francesca Pierantozzi
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Sabato 21 Novembre 2015, 15:25 - Ultimo aggiornamento: 20 Novembre, 17:56

PARIGI L'ordine è arrivato martedì sera: intervenire all'alba a Saint-Denis, al numero otto della rue Corbillon, i terroristi sono lì. A raccontare è Jean-Michel Fauvergue il capo del Raid, le teste di cuoio che mercoledì hanno neutralizzato il quarto commando, quello che era pronto a colpire di nuovo a Parigi. I settanta uomini di Fauvergue adesso sono nell'ultima fase dell'operazione, lui la definisce di «gestione dello stress e del riposo». «E' necessario - dice - dobbiamo restare pronti». Poi, uscendo un po' dal gergo della professione, precisa: «è stata la missione più difficile della mia carriera».

IL RACCONTO

Martedì sera, quando si preparano, gli agenti del raid sanno quanto basta: un appartamento al terzo piano di due stanze, e dentro, da tre a cinque persone.

Tra di loro ci sono sicuramente dei kamikaze, c'è una donna, e, forse Abdelhamid Abaaoud, la mente, il cervello, l'ideatore dei massacri del 13 novembre. La squadra arriva poco prima delle 4. «Bisognava scegliere bene il momento: in questo quartiere molto popolare la gente resta per strada fino a tardi, e tanti vanno a lavorare molto presto. Avevamo una finestra molto stretta per intervenire». E' notte. Un agente dell'antiterrorismo li accompagna fino allo stabile. Contrariamente alle operazioni abituali non hanno potuto fare nessun sopralluogo: troppo rischioso, li avrebbero potuti vedere, qualcuno avrebbe potuto avvisare i terrroristi dello schieramento delle forze dell'ordine. I tiratori scelti si sistemano sui tetti vicini e tengono sotto tiro tutte le finestre e gli abbaini.

LE DIFFICOLTÀ

Alle 4 e 16 parte l'assalto. «E subito la prima difficoltà: scegliamo di far saltare la porta con l'esplosivo per approfittare dell'effetto sorpresa, ma non funziona. La porta è blindata. Dietro hanno piazzato uno scudo blindato, non ce l'aspettavamo, dobbiamo adattarci. Cominciamo ad avanzare dietro i nostri scudi, sappiamo di avere di fronte dei kamikaze».

Comincia la pioggia di fuoco. «Qualcosa di mai visto, circa 5mila proiettili» dirà poi il procuratore di Parigi François Molins. Fauvergue riconosce chi ha davanti, «gente che non si arrende». «Erano dei veri professionisti - racconta - Tiravano a raffiche o colpo per colpo, a turno, in modo che il fuoco non s'interrompesse mai. Questo consente anche di risparmiare munizioni. Erano molto motivati».

LA PRIMA OFFENSIVA

Questa prima offensiva dura mezz'ora, «una mezz'ora in cui abbiamo subito una pioggia continua di bombe a mano e tiri di kalashnikov».

Alle 4 e 45 primo stop. Dall'appartamento escono tre persone e si arrendono. Sono immediatamente evacuate. «Ma sapevamo che non era finita. Anzi, abbiamo capito subito che era appena cominciata». Da dentro lanciano bombe ad alto esplosivo che feriscono alle gambe e alla braccia cinque agenti. Poi improvvisamente il fuoco si placa, silenzio. E' a quel punto che decidono di inviare Diesel, un pastore belga, in perlustrazione. Il cane poliziotto viene crivellato di colpi, «ma avrà salvato la vita a molti agenti» dice il capo.

I TIRATORI

I tiratori sull'edificio di fronte vedono un terrorista, gli intimano di alzare le mani, lui risponde con una raffica, loro tirano, lo colpiscono, ma lui continua a sparare. Probabilmente è Abaaoud. Lo sapranno soltanto il giorno dopo, con il test del Dna. Poi, dopo una lunga raffica, gli agenti avanzano di un passo. Sanno che dentro c'è una donna, la cugina di Abaaoud, Hasna.

Gridano: «Dov'è il tuo amico?» E lei: «Non è mio amico! Non è mio amico!». Poi un'esplosione, fortissima, il solaio cede in parte, si inarcano i muri portanti, vanno in frantumi i vetri delle finestre, e sulla strada vola un pezzo di busto di umano, «ha una testa di donna». Sono le 9. La missione è a metà. Dentro c'è ancora qualcuno che spara. Gli agenti avanzano centimetro per centimetro, mandano avanti un drone, due robot: non si vede niente. Ma il blitz non sembra essere ancora finito.

«LA CASA CROLLA»

Il pavimento è parzialmente crollato, allora le forze speciali decidono di scendere al secondo piano. Qui tra le macerie di una parte del terzo piano, trovano i resti di un corpo, è irriconoscibile. Decidono allora di risalire nuovamente, sul pianerottolo trovano due uomini, li arrestano subito. Inviano un secondo cane, questa volta l'animale entra e riesce: niente, nessuno sparo dall'interno , via libera. Dentro, tra le macerie, si nascondo due uomini, li portano via. Soltanto più tardi i loro colleghi della Brigata di pronto intervento troveranno un terzo cadavere. Sono le 11 e mezzo, missione compiuta.

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