Gli investigatori dell'Arma avevano raccolto la testimonianza, ritenuta fantasiosa, della ragazza, che aveva raccontato che un uomo alto più di due metri si era introdotto in casa e aveva sparato alla madre ma i sospetti su di lei sono aumentati quando dallo stub sono emerse tracce di polvere da sparo confermati dalle impronte digitali trovate sulla pistola, legalmente detenuta dal marito della vittima.
Al momento della tragedia le due donne erano sole, subito dopo la ragazzina chiese aiuto allo zio. L'infermiera venne trovata riversa su un fianco nel letto della propria camera, con l'arma vicino al corpo. I medici del 118 la trovarono in un lago di sangue con la ferita alla tempia. La giovane, secondo gli investigatori, avrebbe agito con lucida freddezza e con premeditazione.
I frequenti rimproveri alla figlia per il cattivo andamento scolastico sarebbero il movente dell'omicidio. I rimproveri sarebbero culminati con il divieto categorico dell'utilizzo del cellulare e soprattutto del computer, con il quale la ragazza, pare, passasse parecchio tempo collegata a noti social network. Da qui sarebbe maturata la decisione di uccidere la propria madre.
La ragazza, terminate le formalità, è stata portata, su disposizione della Procura della Repubblica presso il Tribunale dei Minori di Reggio Calabria, in un istituto penitenziario minorile fuori dalla Calabria.