«Scambiato per spia in Russia, il mio Bruno ha rischiato l’arresto»

Il giuliese sorpreso a Perm a fotografare un treno lungo più di un chilometro

Bruno Aloisi, 63 anni, con Svetlana. «Scambiato per spia in Russia, il mio Bruno ha rischiato l’arresto»
di Francesco Marcozzi
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Martedì 23 Aprile 2024, 06:51

L’aveva promesso ed è tornata per la festa della Madonna dello Splendore di Giulianova, in provincia di Teramo. Ieri l’altro Svetlana, 62 anni, compagnia del giuliese Bruno Aloisi, 63 anni, fermato a Perm, in Russia, con il sospetto di essere una spia, è arrivata a Giulianova e rimarrà sino a fine mese. Voleva tornare proprio per la festa. «La mia – dice lei - è un’altra religione, ma da quando conosco Bruno, ormai da 12 anni, mi è stato subito caro il volto della Madonna dello Splendore che, in verità, nel cuore e nell’animo, abbiamo invocato io e Bruno quando abbiamo pensato che lui poteva essere arrestato».

LA PROCESSIONE

Ieri ha partecipato alla processione con altre mille persone in fila ed è stata anche in piazza per la messa, in mezzo a tanta altra gente con un sole tornato improvvisamente caldo e un cielo azzurro fino al lancio dei coriandoli che hanno invaso la piazza, ma che hanno anche sostituito quelli che una volta venivano considerati “gli spari” finali fatti subito dopo la messa, mentre oggi la batteria si anticipa quando la Madonna torna per una breve visita al Santuario. Svetlana ha ricordato quei momenti terribili nel suo Paese. «La polizia - ricorda - è venuta dove lavoro (un’azienda di prodotti petroliferi) e non ha permesso a Bruno di andare da solo a casa a prendere le medicine salvavita, hanno voluto che ci andassi anch’io. Confesso, però, che quando ho visto la polizia russa con lui, ho avuto tanta paura perché non sapevo che cosa fosse accaduto». Bruno era stato fermato perché stava fotografando un treni merci (quella dei treni è stata sempre la sua passione) in sosta alla stazione di Perm. «Mi aveva incuriosito - ricorda Aloisi - la lunghezza del convoglio, quasi un chilometro di carri, è stato a quel punto che un agente mi ha avvicinato e mi ha portato nella sede della polizia ferroviaria, poi mi hanno trasferito nella caserma della polizia, dove ci sono anche agenti dell’ex Kgb».

IL RACCONTO


«Quando Bruno ha, poi, preso le medicine, ci hanno riportato in caserma, allora ho avuto più paura perché - rivela la donna - so che quando ti tolgono il telefonino, il passaporto e altri documenti, vuol dire che la situazione è seria. Fino a un certo punto non si è capito che cosa volessero da Bruno, poi è arrivato l’interprete e abbiamo almeno potuto parlare, mentre prima facevamo difficoltà a capire quello che ci chiedevano. Bruno tentava di giustificarsi, di dire che non era una spia e che i treni sono un vecchio hobby ma, dopo l’attentato al teatro, tutto è diventato più pericoloso, anche fare una foto per strada, se non sei russo, ti bloccano e ti portano facilmente in caserma. Per fortuna grazie all’interprete, tutto è stato chiarito: Bruno viene in Russia ogni anno e io torno a Giulianova, abbiamo potuto dimostrare l’esistenza di questi viaggi, eravamo una coppia e lo siamo oggi. Io sono divorziata e ho due figli, ma Bruno non può fare altrettanto dalla moglie inglese che si oppone a questo divorzio ma è chiaro, però, che prima o poi dovremo vivere insieme».
Intanto proprio in questi giorni a casa di Bruno Aloisi è arrivato un plico recapitato dalla polizia russa all’interno del quale ci sono dei documenti e uno di questi rivela che Aloisi è stato scagionato da ogni accusa e che potrà tornare senza problemi ancora in Russia, a trovare la sua fidanzata.

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