​Ciarelli, inutile l’aiuto di Nobile
Blindata la Corte d’appello dell’Aquila

​Ciarelli, inutile l’aiuto di Nobile Blindata la Corte d’appello dell’Aquila
di Marcello Ianni
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Venerdì 23 Gennaio 2015, 08:57 - Ultimo aggiornamento: 08:58
L’AQUILA Mimmo Nobile per l’accusa è un «confessore multitasking», tanto da far arrabbiare il procuratore generale Romolo Como che ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado per tutti gli imputati. Si è aperto in una blindata Corte d’appello all’Aquila il processo bis sull’omicidio dell’ultrà pescarese Domenico Rigante nel maggio 2012 dopo una spedizione punitiva di quattro della famiglia rom Ciarelli. La Corte ha accolto la richiesta della difesa di ascoltare Nobile, uno dei capi del tifo organizzato del Pescara, che dopo il delitto aveva guidato la rivolta contro i rom. Dal carcere dov’è rinchiuso, però, l’uomo ha scritto una lettera nella quale prende una posizione diametralmente opposta: schierandosi inaspettatamente in favore di Massimo Ciarelli, condannato a 30 anni di reclusione per omicidio volontario premeditato. La sua testimonianza ieri è durata mezz’ora. Il difensore della famiglia Rigante, Ranieri Fiastra: «Il testimone ha dimostrato poca attendibilità perché ci sono quattro versioni diverse, quale sia quella giusta non lo sa nessuno». Fuori dall’aula cori da stadio con i tifosi del Pescara a inneggiare a Rigante: «Gemellone sempre presente».
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