Metalli, prezzi record e riserve al limite per rame e cobalto. Allarme Onu: servono 150 miniere per la crescita dell'AI

Prezzi record, riserve al limite e produzione insufficiente. Per le Nazioni Unite servono 450 miliardi di dollari di investimenti per algoritmi e transizione green

Metalli, prezzi record e riserve al limite per rame e cobalto. Allarme Onu: servono 150 miniere per la crescita dell'AI
di Roberta Amoruso
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Mercoledì 8 Maggio 2024, 17:06 - Ultimo aggiornamento: 9 Maggio, 07:50

Non ci sono nel mondo 10 milioni di tonnellate di rame disponibili.

Eppure è questa la domanda aggiuntiva prevista entro il 2035 per il metallo del futuro. Tra veicoli elettrici, Intelligenza artificiale, infrastrutture energetiche, automazione e sistemi di raffreddamento per i data center, il rame può diventare davvero un affare da cacciatori di pietre preziose, seguito da cobalto, nichel e litio. Per gli esperti di Bank of America, la crisi dell’offerta è già agli atti oggi, visto che scarseggiano i nuovi progetti minerari. I costi alle stelle per l’apertura di nuovi cantieri sta spingendo anche la caccia alle acquisizioni. Lo dimostra la mossa di Bhp che ha messo sul tavolo un’offerta da quasi 40 miliardi di dollari per un altro colosso minerario come Anglo American. Offerta puntualmente rifiutata perché non ne pesava a dovere le prospettive future.

Non a caso soltanto nell’ultimo mese il rame, il metallo più raro di tutti, è salito del 15%. Il prezzo è tornato ai massimi da 2 anni superando i 10mila dollari a tonnellata a Londra o i 4,6 dollari per libbra a New York. Secondo un po’ tutte le banche d’affari il prossimo orizzonte è la soglia dei 12mila dollari a tonnellata da raggiungere entro una manciata di mesi. Il che vuol dire ipotizzare un aumento di quasi il 50% dai livelli di inizio febbraio. Bank of America guarda alla soglia dei 12mila per il 2026. Per Citibank si può addirittura arrivare a 15mila dollari a tonnellata nel 2025. Mentre per IFP Énergies Nouvelles nel giro di due anni si può toccare la soglia dei 30mila dollari.

L'effetto algoritmi

Per gli esperti di Robeco, la crescita dei data center per le applicazioni dell’intelligenza artificiale non ha dato solo impulso alla domanda di rame per i cavi. Anche la corsa ai chip di silicio e dei semiconduttori necessari per realizzare i processori è in pieno svolgimento.

Tanto da produrre una crescita economica di fatto assente nel settore manifatturiero tradizionale. Alla conferenza tecnologica di Nvidia di marzo, il ceo Jensen Huang ha addirittura immaginato una nuova rivoluzione industriale.

Perché se l’acqua era la materia prima utilizzata per generare elettricità nella prima rivoluzione industriale, oggi l’elettricità è il mezzo per generare token di dati nelle “fabbriche dell’AI”, come le chiama Huang, nel corso del XXI secolo. Tanto che con l’esplosione dell’AI, l’International Energy Agency (IEA) prevede un tasso di espansione annuo del 15% per queste fabbriche di dati nei prossimi anni. E questo accresce ulteriormente la domanda di rame. Per ridurre il rischio di blackout, i data center Nvidia sono anche passati dalla fibra ottica ai cavi di rame: hanno più efficienza energetica, assicurano un miglior raffreddamento e sono più economici. 

Il deficit 

Tutto questo non sarebbe così preoccupante se non ci fosse una stretta già evidente sull'offerta, con i mercati che si avviano verso un deficit di approvvigionamento significativo. Le interruzioni nelle principali miniere si stanno facendo sentire eccome, con problemi logistici in Congo e la siccità in Zambia che hanno ostacolato l'attività. Ciò ha spinto le fonderie cinesi a una riduzione congiunta della produzione del 10% per migliorare i margini. Inoltre, qualche settimana fa a Panama, la prima miniera quantistica canadese aveva scatenato massicce proteste nel Paese, tanto da arrivare alla chiusura dell'attività: la miniera di Cobre Panama, una delle maggiori fonti di rame (l'1,5% della produzione mondiale), e lo scorso anno ha rappresentato il 2,5% delle importazioni cinesi di concentrato di rame. 

Il risultato è che complessivamente, le miniere operative si stanno avvicinando al loro picco a causa del calo della qualità del minerale e dell'esaurimento delle riserve. Ad esempio, quella più grande del mondo, Escondida in Cile, ha già raggiunto il suo picco. E gli analisti di Ing prevedono che la sua produzione nel 2025 sarà inferiore di almeno il 5% rispetto a quella odierna. Rimanendo in Cile, Codelco – il più grande fornitore mondiale di rame – sta lottando per riportare la produzione ai livelli pre-pandemici di circa 1,7 milioni di tonnellate all'anno entro la fine del decennio, rispetto a circa 1,3 milioni di tonnellate di quest'anno. Si tratta del livello più basso in un quarto di secolo, a causa dell'invecchiamento degli asset e del calo della qualità del minerale. Allo stesso tempo, mancano progetti su larga scala di alta qualità in cantiere. E i costi per costruire o espandere le miniere esistenti sono così elevati da spingere molte aziende ad acquistare gruppi rivali piuttosto che intraprendere nuovi progetti.

L'allarme

Non solo. Anche l’Onu ha lanciato l’allarme: dal litio al cobalto e al rame, l'attuale produzione di minerali essenziali per la transizione non è sufficiente a soddisfare le esigenze di limitare il riscaldamento globale a 1,5 gradi. Secondo uno studio delle Nazioni Unite, la domanda di litio può aumentare di oltre il 1.500% entro il 2050, con tendenze simili per nichel, cobalto e rame. Anche l'urgenza del cambiamento climatico sta dunque facendo esplodere la domanda di minerali essenziali per pannelli solari, turbine eoliche e veicoli elettrici.

Ma «gli investimenti globali per questi minerali non tengono il passo della domanda», avverte l’Onu. E questo mette a rischio gli obiettivi. I numeri? Sono 110 i nuovi progetti minerari individuati in tutto il mondo, per un valore di 39 miliardi di dollari. Ma per raggiungere gli obiettivi di emissioni nette zero del 2030, l'industria ha bisogno almeno di 80 nuove miniere di rame, 70 di litio e nichel e 30 nuove miniere di cobalto. Lì dove le opportunità sono nascoste soprattutto in Africa. In tutto, gli investimenti necessari al 2030 vanno dai 360 e ai 450 miliardi di dollari. L’Ue ha provato a imboccare una strada con il Critical Raw Materials Act. Speriamo che funzioni. 

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