Frosinone, discarica di via Le Lame: gli interventi per la sicurezza sono un rebus

Il ministero risponde a Ilaria Fontana: «La Provincia non certifica gli interventi». La deputata 5Stelle: «Sull’inquinamento è tutto fermo»

FROSINONE Uno dei sopralluoghi sulla mega discarica eseguito dai carabinieri
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Giovedì 9 Maggio 2024, 07:45 - Ultimo aggiornamento: 08:30

Una montagna di rifiuti e una montagna di passaggi tecnico burocratici. Fatto sta che la ex discarica di via Le Lame è ancora lì, da decenni, quasi come un simbolo delle nefandezze avvenute nella valle del fiume Sacco che, come è noto, è un Sito di interesse nazionale per lo stato di emergenza ambientale. Un’estensione di oltre ottanta chilometri che necessitano di bonifica. Le ultime notizie che riguardano la discarica arrivano dal Ministero dell’Ambiente al quale si è rivolta l’onorevole Ilaria Fontana (Movimento 5 Stelle) con un’interrogazione che ha avuto risposta dalla Commissione Ambiente, Territorio e Lavori pubblici della Camera dei Deputati. L’interrogazione è del 10 aprile, la risposta del 7 maggio. Contiene un’informazione che rende più paludoso il prosieguo per la bonifica di questo enorme ammasso di immondizia che si trova nella zona industriale di Frosinone e che era stato anche oggetto di sequestro giudiziario. Sono state quantificate oltre 600 mila tonnellate di rifiuti, accumulate nel lungo periodo di attività. Si tratta di un sito storico, la cui presenza risale agli anni cinquanta e che è rimasto funzionale fino al 2002, con un incremento del volume dei bacini negli anni ‘80 e ‘90.

IL QUADRO

 

«Quello che nasceva come un piccolo sito di smaltimento, destinato esclusivamente alle esigenze del Comune di Frosinone, veniva trasformato in una megalopoli tossica, dopo la scelta sconsiderata da parte del Governo, della Regione e di alcuni parlamentari di trasferirvi i rifiuti di mezza Italia» diceva l’allora sindaco di Frosinone Nicola Ottaviani, oggi deputato, annunciando la manifestazione d’interesse dello stesso Comune di Frosinone rivolta ai privati per la rimozione delle tonnellate di scarti e con la chiara richiesta di un ingente contributo pubblico a sostegno dell’operazione altrimenti non realizzabile soltanto con le risorse dell’ente comunale. Era l’estate del 2015. Inserita nell’accordo di programma fra Ministero dell’Ambiente e Regione Lazio sul SIN Valle del Sacco, alla discarica di via Le Lame vengono destinati oltre 10 milioni da parte dell’ente regionale (dicembre 2020).

La natura dell’intervento, affidato dalla Regione Lazio a ditte specializzate, è citata proprio nell’interrogazione dell’onorevole Fontana: «ripristino del sistema di raccolta di acque meteoriche, la verifica di eventuali sorgenti di contaminazione non note, la caratterizzazione del sito e la messa in sicurezza di emergenza mediante ripristino delle coperture, rimozione della sorgente primaria di contaminazione ed eventuale trattamento delle acque sotterranee». Nata e cresciuta a Frosinone, la parlamentare chiedeva «se sia stata convocata una riunione del comitato di indirizzo e controllo di cui all'accordo di programma del sito di interesse nazionale Bacino del Fiume Sacco circa il monitoraggio degli interventi previsti».

GLI INCONTRI

 

La risposta è sì, le riunioni si sono svolte il 6 settembre 2023 e il 12 marzo 2024, ma gli esiti non sono stati confortanti, a quanto pare, visto che in un provvedimento acquisito dal Ministero «la Provincia di Frosinone dà atto dell’impossibilità di certificare l’adeguatezza e l’efficacia degli interventi previsti nei progetti di messa in sicurezza d’emergenza del sito ex discarica Le Lame, finanziati da alcuni specifici fondi regionali previsti per la difesa del suolo in aree sensibili». L’impegno del Ministero, chiude la nota, è quello di dare seguito alle attività di competenza per portare a compimento le operazioni di bonifica nel Sito d’interesse nazionale. «Prendo atto che nulla si è mosso rispetto a quanto già pianificato negli anni scorsi – ha commentato Ilaria Fontana anche sulla sua pagina social - e che le criticità vengono sollevate da altri enti. Il Ministero deve vigilare e assumere un ruolo proattivo nel risolvere i problemi, non limitandosi a compiti di segreteria». E la montagna di rifiuti, per il momento, resta ancora lì.

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