La carta di credito non serve più: ora si paga facendosi leggere negli occhi

La carta di credito non serve più: ora si paga facendosi leggere negli occhi
di Anna Guaita
3 Minuti di Lettura
Martedì 19 Febbraio 2013, 23:42 - Ultimo aggiornamento: 20 Febbraio, 22:52
NEW YORK In un mondo sempre pi digitalizzato, siamo tutti esposti al rischio di furto di identit. Gli hacker ci possono rubare le password, entrare nella nostra posta elettronica, nei nostri conti bancari, magari clonare i nostri bancomat e pelarci prima che ce ne possiamo accorgere.



La necessità di metodi di identificazione che siano veloci e sicuri ha portato tutti i Paesi a sperimentare ricerche di ogni genere: la voce, i tratti facciali, le impronte digitali, perfino l’andatura, sono studiati e adottati da vari servizi segreti come tratti biometrici di riconoscimento. Ma fra tutti i metodi, quello che sta prendendo piede al punto di essere commercializzata per le normali attività quotidiane di un qualsiasi consumatore è la scansione della retina. Negli Usa viene largamente usata come carta d’identità digitale. Per esempio in alcuni aeroporti chi accetta di farsi scansionare la retina non deve poi fare la fila ai controlli. Ma è nel Medio Oriente che la retina è diventata la chiave per ritirare soldi al bancomat, pagare alla cassa del supermercato, addirittura riscuotere la pensione.



La nuova tecnologia, brevettata dalla società Iris Guard, si sta diffondendo nel resto del mondo. In un’intervista concessa all’agenzia Ansa, il presidente della società, Imad Malhas, ha spiegato: «Abbiamo cominciato dieci anni fa, ma poichè la Giordania ha risorse limitate e non c'è un mercato abbastanza vasto, abbiamo dovuto allargare la nostra attività prima ai Paesi arabi del Golfo e poi all'Europa e agli Usa». Fra i clienti di Iris Guard c’è anche l’Onu, il cui ufficio dei diritti umani, Unhacr, ha adottato il riconoscimento tramite scansione dell’iride nell’assistenza ai profughi della Siria: offrendo l’occhio al controllo di un lettore, i profughi possono riscuotere la loro piccola pensione di assistenza mensile. La scansione dell’iride può essere effettuata a distanza anche di un metro (per contro quella della retina richiede che la persona metta l’occhio a distanza ravvicinatissima al lettore). A differenza delle impronte digitali che presentano una media di 60-70 punti di riferimento, l’iride ne presenta almeno 200, e per questo è giudicata una forma di identità quasi imbattibile. Gigantesche banche dati di impronte digitali e iridi sono in fase di sviluppo in India e in Argentina, e c’è molto dibattito in Israele per un simile progetto pilota. L’identificazione via iride è utilizzata dagli americani nella guerra in Afghanistan, ai confini con il Messico, e negli aeroporti. Eppure nella carta verde, primo documento di identificazione degli immigrati legali, non è stata adottata, e si preferisce ancora usare una foto in cui la persona mostra un orecchio scoperto. Prima della digitalizzazione dei tratti biometrici, l’orecchio era lo standard più sicuro di riconoscimento visivo, a parte le impronte digitali che però sono difficili da controllare sull’istante.



Quel che ancora trattiene le agenzie federali dall’abbracciare appieno la scansione dell’iride è la scoperta che gli hacker potrebbero penetrare nelle banche dati e creare immagini sintetiche delle iridi tanto fedeli da essere poi lette dagli scanner come se lì davanti ci fosse la persona in carne ed ossa. Cambiare una carta di credito, o una e-mail, farsi rilasciare un nuovo bancomat non sono imprese impossibili. Ma, fanno notare gli scettici, trovarsi una nuova iride una volta che qualche pirata informatico te l’ha rubata, è impossibile.