Le scalette di "Scusate il ritardo" saranno intitolate a Massimo Troisi

Lello Arena e Masismo Troisi in una scena di "Scusate il ritardo" (visitarenapoli.it)
di Giacomo Perra
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Martedì 10 Marzo 2015, 16:33 - Ultimo aggiornamento: 18:16

“Vincé, io mi uccido, meglio un giorno da leone o 100 giorni da pecora? Meglio un giorno da leone, no?”. “Tonì, che ne saccio io da pecora o do lione, fà 50 juorne da orsacchiotto”.

Chi non ricorda questo dialogo geniale tra Lello Arena, alias Tonino, e Massimo Troisi, nei panni dello svogliato e apatico Vincenzo, nel film del 1982 “Scusate il ritardo”? Nella scena, una delle più famose del capolavoro del comico di San Giorgio a Cremano scomparso nel 1994, il personaggio interpretato da Arena confidava, con un tono melodrammatico tanto sgradito al suo infastidito interlocutore e amico, le sue strazianti pene d’amore. Sfondo della clip era naturalmente Napoli e, per la precisione, le ormai famose scalette di Piazza Roffredo Beneventano, che, da ora in poi, saranno intitolate proprio a Troisi; a deciderlo è stata la Commissione Toponomastica della città partenopea, che ha accolto una proposta di un comitato di cittadini.

Situata nelle vicinanze di via Crispi, nel quartiere Chiaia, la celebre gradinata - la più conosciuta sicuramente della cinematografia comica italiana - purtroppo, però, non vive proprio un gran periodo di forma: dalle luci abbaglianti del set della pellicola di Troisi, infatti, in questi tre decenni si è passati al degrado e oggi, là dove l’indimenticato Massimo e il suo sodale si scambiavano battute memorabili, fa brutta mostra una distesa di erbacce. La speranza (e l’obiettivo), perciò, è che con l’omaggio all’attore, quanto mai doveroso e appropriato, la location possa tornare all’antico splendore, a quei tempi in cui brillava insieme alla creatività dell’attore e regista di “Scusate il ritardo”.

In quel film, seguito ideale della pellicola d’esordio di Troisi, “Ricomincio da tre”, tra l’altro, le scalinate furono protagoniste di un’altra scena ormai cult, quella in cui, sotto una pioggia battente, il solito Tonino si struggeva e piangeva sulla spalla di un sempre più innervosito Vincenzo. Se l’incuria e l’abbandono non venissero contrastati, questa volta a piangere sarebbero i cittadini napoletani e, insieme, tutti gli innamorati del grande Massimo.