Martin Scorsese, attesa per "The Irishman", edizione speciale del libro che ha ispirato il film

Martin Scorsese
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Sabato 20 Ottobre 2018, 18:59
Martin Scorsese, il 22 Ottobre alle ore 19 presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica
nel corso della 13° edizione della Festa del Cinema di Roma, riceverà il Premio alla Carriera.
 
Il regista sarà nelle sale nel 2019 con il film da lui diretto “The Irishman”, prodotto da Netflix e tratto dal libro di Charles Brandt, edito in Italia da Fazi Editore “L’Irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa”. Sarà un cast stellare quello diretto da Scorsese: Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, per la prima volta insieme, solo per citarne alcuni. Un’inchiesta di grande potenza narrativa che raccoglie la testimonianza di uno dei criminali più ricercati dall’FBI: Frank Sheeran, detto appunto “L’Irlandese”.
 
L’autore del libro ha partecipato alla stesura della sceneggiatura insieme al regista e al suo team, prendendo parte alle riprese e confrontandosi con Scorsese su ogni cambiamento rispetto al testo originale che è stato apportato nella storia. Una nuova edizione del romanzo verrà pubblicata da Fazi in occasione dell’uscita del film, e conterrà un finale inedito, riscritto dall’autore, di circa 80 pagine.

Dopo anni di carcere, ancora braccato dall’FBI e ormai costretto su una sedia a rotelle, Frank Sheeran confessa, per la prima volta al suo avvocato Charles Brandt, il mistero che ha ossessionato l’opinione pubblica statunitense per quasi trent’anni a partire dall’estate del 1975: la sparizione di Jimmy Hoffa, mitico protagonista del sindacalismo americano tra gli anni Cinquanta e Settanta, un caso rimasto irrisolto poiché nessuno è stato mai condannato né il corpo di Hoffa ritrovato. Per certo, è stato un personaggio scomodo a molti uomini, politici e criminali, e che il caso non sia mai stato chiuso fa pensare alla responsabilità di poteri molto in alto. Ma perché Sheeran ha scelto di parlare a trent’anni dai fatti, fuori da un’aula di tribunale? Frank “l’Irlandese” Sheeran a metà degli anni Cinquanta è stato dirigente della più grande unione sindacale americana, l’International Brotherhood of Teamsters (che rappresenta la categoria degli autotrasportatori), al fianco del suo fondatore e leader, Jimmy Hoffa. Ma Frank è stato anche l’uomo delle “commissioni” che la Mafia gli affidava in nome della sua leggendaria freddezza. Com’è riuscito questo gigante dai capelli rossi e dal pugno di ferro a diventare il braccio armato del padrino Russell “McGee” Bufalino e insieme la spalla del sindacalista più potente degli Stati Uniti? L’Irlandese. Ho ucciso Jimmy Hoffa risponde a questa e a molte altre domande, raccontando l’America proibizionista degli sbirri corrotti, dei locali clandestini e dell’alcol di contrabbando, svelando al contempo gli intrighi politici e le relazioni scomode della famiglia Kennedy.
 
«Non parlo mai dei progetti. non mi piace farlo perché ogni volta che ne parli alla fine non si realizzano mai. Ma ho un buon presentimento su questo», ha commentato Robert De Niro.
 
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