Festa del Cinema, Thomas Vinterberg: «Kursk è una storia di umanità, non una vicenda politica»

Thomas Vinterberg
di Alessandro Di Liegro
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Domenica 21 Ottobre 2018, 21:50
“Kursk” è la vicenda, a metà tra fiction e realtà, del sottomarino nucleare russo, affondato nel mare di Barents per motivi ancora oggi ignoti. Nel rievocare quell'episodio, il maestro Thomas Vinterberg, tra i fondatori della corrente culturale Dogma 95, ha scelto la strada dell'umanità: «Non volevo puntare il dito contro specifiche persone. Questa è una storia di umanità. Ho scelto di fare questo film perché al suo interno ci sono cose che ricorrono spesso nella mia vita: ci sono la giustizia, la famiglia, un uomo contro la burocrazia, l'indignazione politica». Nel realizzare questo lavoro, Vinterberg ha dovuto tenersi sul filo tra realtà e fantasia: «Tanta verità è nascosta sul fondo del mare. Noi non possiamo sapere cos'è davvero accaduto. Le ricerche e i report forensi ci hanno dato un'idea. Noi possiamo sapere la realtà dei fatti: il vero David Russell – l'ufficiale che ha guidato gli sforzi della Marina britannica nei tentativi di salvataggio – interpretato Colin Firth. Abbiamo le lettere di questo ragazzo che è diventato un eroe. Nella parte di fiction abbiamo reso questo ragazzo un padre di famiglia, per rappresentare chi dei suoi compagni lo era davvero, per testimoniare l'attesa delle famiglie». Il film è uscito in Russia e Vinterberg si è detto curioso delle reazioni tra gli spettatori russi, soprattutto tra le famiglie delle vittime: «Abbiamo sentito una grande responsabilità: onorare e rispettare queste famiglie. Crediamo di averlo fatto. Noi abbiamo dovuto trovare un modo per creare i personaggi sullo schermo, e gli abbiamo cambiato i nomi. Non è la loro storia privata, ma qualcosa che serve per rispettare quelle persone». Nel 2000 ci fu una grande polemica riguardo le modalità di gestione della vicenda da parte delle autorità russe. Sebbene nel film non vi sia un'aperta chiave politica, Vinterberg ritiene che: «C'è stata una scelta, tra il salvare 23 uomini o l'orgoglio della Nazione. Una decisione cruciale. Nel mondo occidentale vediamo le cose alla “salvate il soldato ryan” in cui anche solo una vita è importante da salvare. In Russia, penso che il senso di comunità metta le cose in un'altra prospettiva. Loro hanno perso 150mila uomini a Stalingrado. È stata una scelta difficile per loro». Nel film è evidente il senso di comunità che Vinterberg ha voluto far trasparire nelle immagini: «Sono costantemente attratto dai rituali, dalla ricchezza, dalla claustrofobia delle strutture familiari, forse perché la mia famiglia è differente: I miei erano hippie, intellettuali nudi, mi divertivo ed era divertente, ho imparato il senso della comunità, era molto vicino al mio cuore da bambino. Entrare in un set è la stessa cosa, metti insieme una serie di persone che diventano così unite e poi spariscono. Dogma 95 era una famiglia. Sono sempre stato attratto dal riunire persone e lo investigherò sempre sullo schermo».
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