«Il no ai Giochi? Fa cadere le braccia con quei soldi si rifanno i marciapiedi»

«Il no ai Giochi? Fa cadere le braccia con quei soldi si rifanno i marciapiedi»
di Mario Ajello
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Sabato 11 Giugno 2016, 08:29
ROMA Le Olimpiadi a Roma, se la candidatura arriva a buon fine, prevedono che le regate si faranno a Cagliari. E il sindaco del capoluogo sardo, Massimo Zedda, che è a sinistra del Pd, appena rieletto al primo turno, è un convinto sostenitore dei Giochi.
Sindaco, a Roma il ballottaggio tra i due candidati al Campidoglio è diventato un referendum sulle Olimpiadi. Giusto così?
«Mi sembra un'assurdità. E mi cascano le braccia a pensare che a Roma stia accadendo questo. Tutti dovrebbero essere a favore dei Giochi. Non volere le Olimpiadi è come affermare di essere incapaci a gestire un evento che porta sviluppo e dichiarare preventivamente di non saper governare in modo pulito e trasparente».
Lei è favorevolissimo?
«Ma certo. E in un ballottaggio inteso come referendum, chi è contro le Olimpiadi è come se dicesse: sarò eletto sindaco ma non chiedetemi di essere bravo, responsabile e attento, perché vi dico subito che non ce la posso fare. Chiunque arrivi a fare il sindaco ha la possibilità di indicare nella struttura organizzativa gente brava, per gestire l'evento, per assicurare legalità e per tranquillizzare tutti. Ci si può anche rivolgere all'autorità Anticorruzione».
Cantone come controllore di tutto?
«Un sindaco, di Roma o di qualsiasi altra città, può scegliere un magistrato integerrimo e di assoluto valore riconosciuto a cui affidare il controllo sulle risorse pubbliche da spendere. E comunque: temere un evento come le Olimpiadi, da parte degli amministratori pubblici, significa non voler cogliere le possibilità che si creano per l'intera cittadinanza. A Roma, i Giochi potrebbero essere, per esempio, l'occasione buona per riorganizzare il sistema del trasporto pubblico».
A Cagliari le divisioni non ci sono?
«Anche i grillini sono d'accordo. Ma non per un fatto di campanilismo. Le Olimpiadi riguardano tutto il Paese. Chi le osteggia è contro lo sport. Ma non capisco come si fa ad essere contro lo sport. Da bambino ti lasciavano in panchina mentre gli altri giocavano? Hai avuto prof di educazione fisica che ti maltrattavano? Arrivavi sempre ultimo alla corsa campestre del liceo?».

 
A parte gli scherzi?
«Chi dice No non conosce le carte. Ossia i criteri in base ai quali una città viene selezionata».
Quali sono i criteri?
«Le ultime edizioni olimpiche hanno portato problemi e creato scandali per gli sprechi e per i ricavi più magri del previsto. Ma questa volta i requisiti di partenza sono estremamente rigidi e controllabili. Per esempio la città deve avere delle infrastrutture già esistenti, in maniera da non creare impianti inutili e inutilmente costosi. E poi c'è il criterio della velocità dei trasporti per gli atleti, e via così».
Oddio, sindaco, a Roma però i trasporti sono pessimi e lenti.
«Infatti. E le Olimpiadi saranno l'occasione buona per migliorarli. Perché quel sistema nuovo, all'indomani dell'evento, verrà utilizzato dai romani. O nel nostro caso dai cagliaritani».
Sta dicendo che rispetto al passato è cambiato tutto?
«Sì. Inutile gridare allo spettro della cementificazione generale, perché così non potrà essere. Ripeto: c'è un deficit di conoscenza in chi osteggia i Giochi. S'informino meglio. Per noi sardi, che siamo orgogliosi di essere isolani ma ci piace meno essere isolati, le Olimpiadi sono anche una maniera per attirare collegamenti aerei e marittimi. E inserirci meglio nelle rotte mondiali».
Il fronte del No crede nella cosiddetta «decrescita felice».
«E che cosa significa? Che a quelli che hanno poco devi togliere anche quel poco che hanno? E che non devi lavorare perché ci sia più sviluppo, felice ed equilibrato?».
Si dice: un sindaco deve prima sistemare l'ordinario e poi pensare allo straordinario.
«Errore da matita blu. E' con l'inserimento dell'ordinario nello straordinario, che riesci a rifare un marciapedi».