«Vita da ronda, sacrificio necessario»

«Vita da ronda, sacrificio necessario»
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Sabato 2 Dicembre 2017, 05:03
MIRANO
Di ronda con il comitato Campocroce Sicura, a sorvegliare il paese dove la sicurezza è diventata tema di scontro. Siamo saliti in macchina con i coordinatori dei giri di controllo, illegali per sindaca e maggioranza, ma che in paese continuano quasi ogni sera. Al volante c'è Gaetano Ferrieri, dietro la compagna Annalisa Zangrando. Si parte dopo le otto di sera, dal piazzale della chiesa, velocità di crociera 40 chilometri orari, quattro frecce accese. «Perchè andando piano - spiega Ferrieri - qualcuno potrebbe insospettirsi. Così sanno che siamo noi». Viaggiamo nell'unica auto deputata a controllare l'intero paese.
ORGANIZZATI
«Abbiamo diviso l'abitato in quattro zone - spiega Annalisa - ognuno si occupa di quella che gli è stata assegnata, noi le facciamo tutte». Si procede su via Chiesa, verso sud. In fondo a una strada di campagna andiamo a salutare un'anziana sola in casa. «E' una delle tappe obbligate - dice Gaetano - questi sono i soggetti più vulnerabili, loro sanno che passiamo. Ormai c'è un rapporto di fiducia». Appena accostato, si accende la luce dell'atrio. «Siamo noi signora - la saluta Gaetano, abbassato il finestrino - tutto ok lì?». «Tutto a posto. Grazie, grazie», risponde la signora con un sorriso, poi si richiude in casa. Ripartiamo. «Sa come li chiamano qui quelli che svaligiano case? Ladri buoni. Entrano, magari danneggiano un po' la finestra, portano via poche cose, scappano a piedi. Non credo possano far male, il problema è sentirsi la proprietà violata. Adesso molte case sono illuminate da fuori. Hanno capito che se aspettano il Comune la luce non arriverà mai e allora si sono dotati di lampade esterne». Chiediamo ai due se si sentano illegali, come detto in Consiglio. «E' una definizione irrispettosa, che ben spiega il disprezzo che c'è per noi - si irrigidisce Gaetano - a chiamarle ronde sono loro, in senso dispregiativo, se hanno altri termini li accettiamo. Facciamo solo un giro in macchina per il nostro paese a controllare che tutti stiano bene. Noi ci stiamo occupando degli indifesi, gli anziani. Loro cos'hanno fatto?».
AUTODIFESA
«Per noi è un sacrificio non da poco - interviene Annalisa - Gaetano torna da lavoro alle 20, mangia un boccone e un quarto d'ora dopo siamo in strada, lasciando il bambino (due anni, ndr) a casa con la sorella grande. Non ci divertiamo e non nego che qualche volta preferirei stare a casa con il mio compagno e i miei figli». E se vi trovaste a tu per tu con un ladro? «Siamo armati solo di telefono - precisa Gaetano - e con le forze dell'ordine ci collaboriamo come fanno quelli del controllo di vicinato o un qualsiasi cittadino. Se qualcosa non va chiamiamo i carabinieri». Sulla strada del ritorno Gaetano scorge il cancello di una villa aperto. Ferma l'auto. Annalisa allunga l'occhio e vede che anche il portone è aperto. «Scendiamo e suoniamo il campanello», ordina Gaetano. Annalisa va al citofono. Suona due, tre volte. Dopo un po' risponde la proprietaria. «Scusi il disturbo, abbiamo visto il cancello aperto volevamo sapere se va tutto bene». «Tutto a posto, siamo noi». Si risale in macchina, per tornare in paese. Una sbirciata alla chat di Whatsapp, dove arrivano i messaggi delle altre auto di ronda: la serata pare tranquilla. Si va a dormire, consapevoli di aver reso la vita meno facile ai ladri solo per un'ora, ma con una promessa: «Illegali o no, andiamo avanti».
Filippo De Gaspari
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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